Inizia domani 7 maggio il processo al Delfinario di Rimini che vede imputati il legale rappresentante della società di gestione della struttura, e la veterinaria responsabile della custodia e della somministrazione dei farmaci, con l’accusa di maltrattamento di animali - ai sensi degli articoli 544 ter, comma I e II, e 727 del Codice Penale – perché, come si legge nel Decreto di citazione a giudizio, “sottoponevano i 4 delfini della specie Tursiops truncatus ospitati nel delfinario, a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche e quindi incompatibili per la loro natura, anche sottoponendoli a trattamenti idonei a procurare un danno alla salute degli stessi con conseguenti gravi sofferenze”.
Noi della LAV come parte offesa saremo presenti all’udienza.
Nel Decreto di citazione in giudizio il PM ha dettagliatamente specificato anche le criticità emerse in relazione alle dimensioni e alle caratteristiche delle vasche in cui erano detenuti ed erano costretti ad esibirsi i quattro delfini.
“Questo processo rappresenta un ulteriore passo avanti verso la definitiva chiusura della struttura pur non avendo mai ottenuto l’indispensabile licenza di giardino zoologico, infatti, il Delfinario di Rimini è rimasto aperto al pubblico per quasi un decennio proponendo spettacoli con delfini, e, nonostante tutto, dalla scorso anno fa esibire delle otarie”.
“Questo procedimento non rappresenta solo il processo ad una gestione inaccettabile degli animali da parte del Delfinario di Rimini, ma è il primo vero processo all’industria della cattività dei delfinari che dietro la maschera di strutture zoologiche e scientifiche, sono in realtà solo dei parchi giochi per l’esposizione e l’esibizione degli animali in spettacoli che non hanno nulla a che fare con l’etologia degli animali”.
Barbara Paladini