Un giro di scommesse clandestine e compravendita o scambio di cani. Al centro, un allevamento destinato, secondo l’accusa, ai combattimenti.
Associazione a
delinquere, maltrattamento di animali, organizzazione di combattimenti tra
cani. Questo il fulcro dell’articolata inchiesta
condotta magistralmente dalla Squadra Mobile di Imperia nel 2015 di cui oggi si
è tenuta, al Tribunale di Imperia, l’udienza preliminare a carico di 18
persone accusate a vario titolo. Il Tribunale ne ha rinviate a giudizio 11.
LAV, parte civile con l’avv. Piera
Poillucci, è stata rappresentata in udienza da Ciro Troiano, criminologo e
responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia. E questa volta non è il sud ad essere scenario di uno dei crimini più
violenti nei confronti dei cani, quello dei combattimenti clandestini.
Si tratta di una delle inchieste sui combattimenti più importanti e complesse fatte nel nostro Paese, sviluppata sia sul territorio nazionale che all’estero, che avrebbe svelato, secondo l’accusa, una rete di individui dedita all’organizzazione di lotte tra animali e alla gestione delle altre attività illegali connesse.
I reati sarebbero stati commessi tra le province di Imperia, Milano e Torino, oltre che in Serbia.
Al di là di quello che sarà l’esito giudiziario, e fermo restando la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, c’è da sottolineare l’alta professionalità e le profonde conoscenze tecniche degli investigatori che hanno seguito l’articolata inchiesta, con i quali abbiamo avuto modo di confrontarci. Anche se sono preoccupanti lo scenario e i particolari emersi, purtroppo si tratta di condotte comuni in contesti di questo tipo.
È una illegalità, quella dei combattimenti, come confermato da altre inchieste, pericolosa e con un forte potenziale criminale, che non deve essere sottovalutata.
Come LAV ribadisce da tempo, occorre rafforzare la normativa sulla tutela penale degli animali, in particolare per i reati zoomafiosi.