“Chi non ha memoria non ha futuro” è stato giustamente scritto. Anche per non ripetere gli errori del passato. Figuriamoci quanti ne abbiamo fatti nel variegato movimento per i diritti degli animali, e tendiamo a ripeterli, a dimenticarli (sarà la possibile mancanza di vitamina B12 dei vegani…).
Così è importante ricordare, tener viva la memoria, leggere per la prima volta, cosa e chi è venuto prima di noi. E il libro “Primo: non maltrattare. Storia della protezione degli animali in Italia” edito da Laterza, ce ne dà, tanta e giusta, di memoria.
Scritto dalla professoressa Giulia Guazzaloca, docente di Storia contemporanea del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna, alla quale abbiamo avuto il piacere di aprire i nostri archivi con la collezione dei nostri periodici, da “Liberiamo la cavia” a “Impronte”.
Documentatissimo (le note di approfondimento in questo testo sono tante e qualificate come la ricca bibliografia), è un viaggio nel tempo che arriva quasi ai nostri giorni, scandendo gli eventi e le decisioni che hanno visto nascere, crescere, cambiare, l’associazionismo animalista. Dalle influenze inglesi della seconda metà dell’800 alle prime Leggi dell’Italia unita, alla statalizzazione fascista dell’Ente protezione animali, al dopoguerra della ricostruzione, gli sconvolgimenti degli anni ’70, le crisi, le ripartenze, le delusioni, i successi.
Il libro, fra le altre cose, aiuta a farci capire che in ogni epoca, a ogni latitudine, c’è chi si è battuto per gli animali. Magari una sola volta, occasionalmente, ma lo ha fatto. Come quei cittadini che, nel centro di Bologna, nel 1913, hanno difeso un cane dall’accalappiacani che è stato circondato da alcuni cittadini che hanno salvato così il quattrozampe dalla camera a gas. O la ricca produzione teorica e letteraria che a cavallo (qui si può dire) dei due secoli iniziava a “dare gambe” a scelte alimentari nonviolente così come alla trasformazione della zoofilia in animalismo e poi nell’antispecismo.
Gianluca Felicetti
Presidente LAV