Per LAV e HSI si è persa una grande occasione per compiere scelte coraggiose e sostenibili.
Il Gruppo Prada ha pubblicato la sua prima “Animal Welfare Policy”; per le associazioni animaliste LAV e Humane Society International/Europe non ambisce a eradicare la sofferenza animale dalla supply chain dell'azienda.
La policy rappresenta un'autoregolamentazione
delle modalità di approvvigionamento di materie prime ricavate da animali quali
piume (per imbottiture e decorative), pelli (da quella bovina alle “esotiche”)
e filati (lana di pecora, cashmere, mohair, alpaca e altri filati) e deferisce
a sistemi di certificazione elaborati da queste stesse industrie, che spesso non
sono trasparenti, sostenibili e credibili in termini di benessere animale.
Una grande delusione! Dopo gli importanti traguardi raggiunti nel 2020 con gli annunci della definitiva dismissione di pellicce prima e pelle di canguro poi, a seguito del proseguire delle relazioni con l'azienda in particolare sulle filiere più critiche quali sono quelle delle pelli esotiche e delle piume, ci saremmo aspettati ulteriori impegni di sostenibilità. Il Gruppo Prada si è invece limitato ad elencare quali sono le Certificazioni “Responsabili” da cui continuerà ad approvvigionarsi; unica positiva novità, la rinuncia alla lana d'angora (un filato ricavato da conigli e con metodi cruenti).
Se qualche anno fa abbiamo celebrato il Gruppo Prada per le sue scelte etiche in merito a certi materiali di origine animale, oggi la loro nuova policy, invece di costruire su quei principi etici, desta preoccupazione per ciò che l'azienda intende come standard accettabili di benessere animale e per la sua disponibilità a deferire a sistemi di certificazione gestiti dall'industria. Non possiamo che scuotere il capo di fronte all'uso di materiali estremamente problematici come le pelli di rettili selvatici, cacciati o allevati contro natura, o le piume che potrebbero derivare dall'industria cruenta del foie-gras. Dal dialogo con l'azienda ci saremmo aspettati più ambizione, in linea con la crescente domanda di prodotti veramente cruelty-free.
Tra i punti più discutibili della Animal Welfare Policy di Prada, evidenziamo i seguenti:
Questa affermazione è tuttavia incoerente con quanto poi l'azienda stessa scrive in riferimento ai sistemi di certificazione da cui si approvvigiona e che, per esempio per piume e pelli di struzzo risulta che: “Il Gruppo è consapevole che lo standard (il SAOBC South African Ostrich Business Chamber) è ancora in fase di piena implementazione e richiede ancora attenzione per quanto riguarda la robustezza e la creazione di una catena di custodia”.
Tuttavia, questa policy si limita a citare standard industriali (anche riconoscendo il fatto che, alcuni, sono incompleti e necessitano di ulteriori verifiche) che sono scritti dagli stessi allevatori/fornitori dei materiali animali cui fanno riferimento; l'azienda non definisce propri standard cui i fornitori dovrebbero adeguarsi.
Inoltre, la decisione dell'azienda sulla eventuale dismissione di determinati materiali non dovrebbe essere in funzione di sole valutazioni “scientifiche”, ma deve tenere conto anche di considerazioni etiche e dell'opinione pubblica.
Tuttavia, diversi standard industriali citati nella Policy non sono pubblici, quindi mancano in trasparenza (per esempio per i rettili quello dell'International Crocodilian Farmers Association ed il Responsible Reptile Sourcing Standard; ma anche quello della South African Ostrich Business Chamber per la filiera di pelle e piume di struzzo).
Le filiere produttive di
materiali animali per la moda, oltre a criticità etiche, implicano palesi
problemi di impatto ambientale legate alle emissioni di gas serra, al consumo e
all'inquinamento dell'acqua, al consumo di suolo.
Considerato che il Gruppo Prada si è voluto fortemente impegnare sul fronte della Sostenibilità del comparto moda, aderendo ai network ‘The Fashion Pact' (iniziativa avviata dal presidente francese Emmanuel Macron con François-Henri Pinault, CEO Kering Group) e della ‘Fashion taskforce' nell'ambito della Sustainable Markets Initiative di re Carlo III, incoraggiamo e chiediamo al Gruppo Prada di definire e rendere pubblica, per coerenza, una roadmap ambiziosa, da qui al 2030, per la riduzione e dismissione di materiali animali critici.
Per approfondimenti: