La 'Call for Evidence' della Commissione Europea per la valutazione delle Direttive sugli appalti è un'opportunità da non perdere.
Si è chiusa nei giorni scorsi la “Call for Evidence” lanciata dalla Commissione Europea per la valutazione del trittico di Direttive che disciplina la materia degli appalti pubblici, ossia quell'insieme di regole che le amministrazioni pubbliche sono tenute a seguire per l'acquisto di beni e servizi.
Tra le normative oggetto di valutazione figura anche la Direttiva 2014/24/UE relativa agli appalti pubblici in generale che, all'indomani del suo decimo compleanno, necessiterebbe secondo alcuni di un deciso restyling.
A tal fine, i riscontri presentati fino alla mezzanotte del 7 marzo verranno presi in considerazione dalle istituzioni nella fase di ulteriore sviluppo e perfezionamento dell'iniziativa.
Il tema riveste una certa importanza sotto molteplici punti di vista e costituisce senz'altro un'ottima opportunità per indirizzare la spesa pubblica verso settori degni di interesse, favorendone così lo sviluppo.
Non a caso già dallo scorso decennio, intuendo la possibile sinergia tra ambiente e acquisti pubblici, si è cominciato a parlare di “Green Public Procurement” (GPP), ossia un processo attraverso il quale le pubbliche amministrazioni integrano criteri di sostenibilità nei loro processi di acquisto.
L'idea è quella di inserire nei capitolati di gara dei criteri che indirizzino la spesa pubblica verso l'acquisto di prodotti o servizi sostenibili ed etici, creando non solo benefici economici, ma anche ambientali e sociali.
Un circolo virtuoso che può trovare applicazione in tutti i vari settori di spesa pubblica, come, ad esempio, quello dei servizi di catering e ristorazione, che costituisce una fetta importante delle uscite di enti pubblici e pubbliche amministrazioni.
È indubbio, infatti, che la previsione di incentivi legati alla proposta di menù a base integralmente vegetale corrisponda esattamente alla ragion d'essere del concetto di Green Public Procurement, non solo in virtù dei noti vantaggi in chiave di sostenibilità ambientale, ma anche per gli aspetti relativi alla salute pubblica ed all'educazione civile ed etica dei cittadini europei.
Proprio per questo noi di LAV, come membri di Eurogroup for Animals, abbiamo colto l'occasione per presentare le nostre valutazioni sull'attuale assetto della normativa comunitaria, chiedendo che nella concessione dei vari appalti relativi ai servizi di ristorazione venga preso in considerazione il benessere animale e che sia premiata l'offerta di menù interamente plant-based.
Al di là degli auspicabili cambiamenti normativi, è infine utile sottolineare che le singole pubbliche amministrazioni hanno già la possibilità di valorizzare adeguatamente, all'interno dei singoli capitolati d'appalto, le proposte di menù totalmente vegetali.