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Liguria: PSA usata strumentalmente per aumentare il numero di cinghiali uccisi

La Regione Liguria ha richiesto i necessari pareri al suo nuovo piano che prevede l’uccisione di 35.451 cinghiali nella prossima stagione venatoria 2022-23, il 180% di quelli uccisi l’anno precedente.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 15 settembre 2022

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Noi di LAV ci opporremo in tutte le sedi all’attuazione di questo piano, decisione utile solo a soddisfare i cacciatori

La Regione Liguria ha richiesto i necessari pareri al suo nuovo piano che prevede l’uccisione di 35.451 cinghiali nella prossima stagione venatoria 2022-23, il 180% di quelli uccisi l’anno precedente.

“Con il pretesto del contrasto alla diffusione della Peste Suina Africana la Regione Liguria vuole fare l’ennesimo favore ai cacciatori che nella prossima stagione venatoria potranno dilettarsi in un vero e proprio massacro su tutto il territorio regionale, senza avere peraltro alcuna influenza sul contenimento della PSA.” Massimo Vitturi , Responsabile LAV Animali Selvatici

È infatti lo stesso ISPRA ad affermare che “La densità del cinghiale non ha effetti significativi sulla persistenza in natura della Peste suina africana. La notevole resistenza del virus nell’ambiente fa sì che la malattia continui a circolare per anni, anche in popolazioni di cinghiale a densità bassissime (es. circa 0,5/km2)” non si capisce quindi per quale motivo la Liguria possa essere autorizzata a una vera e propria carneficina, quando il massimo istituto scientifico nazionale indica che non ha alcun senso perseguire la riduzione del numero di cinghiali allo scopo di eradicare il virus, ancor di più in Regioni e aree da questo indenni.

“Siamo pronti a contrastare con ogni azione legale possibile e in tutte le sedi, questo assurdo piano non appena sarà pubblicato – prosegue la LAV – non è tollerabile che la Regione Liguria mandi al massacro decine di migliaia di cinghiali per l’esclusivo divertimento dei cacciatori.”

Più che demonizzare i cinghiali e mettere in pericolo l’ecosistema e la sua biodiversità, bisogna invece riconoscere il ruolo degli allevamenti dove gli animali rinchiusi possono diventare facile bersaglio della malattia, proprio a causa delle condizioni di vita cui sono condannati e le caratteristiche genetiche con cui sono selezionati. Mettere in discussione il sistema di sfruttamento degli animali è un passo fondamentale per combattere la diffusione di malattie.