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PSA: inizia l'abbattimento di suini a Roma, ennesima strage annunciata

Iniziato l’abbattimento di migliaia di suini nell’area infetta di Roma. La vergogna di un sistema basato sull’uccisione sistematica di esseri senzienti.

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Ultimo aggiornamento

venerdì 20 maggio 2022

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Le proposte LAV per una corretta convivenza uomo-cighiale

I cinghiali sono alla base di un fiorentissimo mercato sommerso tra cacciatori e agriturismi per non dimenticare i ristoranti tipici. Alcune Regioni – tra cui il Lazio che ci sta lavorando- hanno istituito addirittura la “filiera di carne di selvaggina”.

Per assecondare la richiesta del mercato nero della carne di cinghiale, dagli anni sessanta ci sono state massicce campagne di immissione di cinghiali portati dai cacciatori dai Paesi dell’est Europa, con il sostegno delle istituzioni.

Questa sostituzione de facto del cinghiale nazionale ha avuto molteplici conseguenze: avendo maggiore bisogno di cibo vista la loro stazza di gran lunga superiore a quella del cinghiale nostrano e il loro numero, i cinghiali hanno iniziato ad avvicinarsi sia alle coltivazioni sia ai luoghi abitati in cerca di cassonetti accessibili. Questo ha reso i cinghiali ostacolo e bersaglio al tempo stesso, poiché scorrazzano per le vie cittadine ignari dallo scorrimento delle auto. Ma a beneficiarne sono stati sicuramente i cacciatori che hanno avuto negli ultimi decenni un numero sempre più elevato di cinghiali da cacciare e continuano ad essere coinvolti in campagne di abbattimento degli animali, nonostante sia oramai evidente il fallimento del loro metodo.


I cacciatori sono dunque alla base del problema cinghiali: hanno la necessità di mantenere sempre una certa quota di danni perché saranno così sempre chiamati a porre ipotetica soluzione attraverso la caccia, anche se è evidente che il metodo è fallimentare.

E questo nonostante dal 2005 sia consentita la caccia di selezione, tutti i giorni dell’anno e a qualsiasi ora. Infatti, i danni denunciati dagli agricoltori sono in continua crescita e questo dimostra che il metodo venatorio non è certamente risolutivo, bensì contribuisce a incrementare il problema: come riconosciuto anche da una parte del mondo scientifico, la caccia destruttura le popolazioni di cinghiali, favorendo una risposta conservazionista caratteristica della specie, che incrementa in misura esponenziale il tasso riproduttivo delle femmine sottoposte a pressione venatoria.

Da sempre LAV propone lo sviluppo del vaccino immunocontraccettivo GonaCon, che già esiste e che con una sola iniezione rende sterile un cinghiale per un periodo di 5-6 anni. L’annoso problema legato alla somministrazione è noto, ma riteniamo fondamentale iniziare il progetto di sterilizzazione – magari proprio a Roma - per dimostrare l’efficacia dello strumento. Consapevoli che il fronte caccia sarà contrario poiché il GonaCon andrebbe a tagliare nel giro di poco tempo il numero di animali cacciabili, risolvendo così i problemi di cui sono accusati essere i responsabili.

La legge di bilancio ha messo a budget 500 mila euro per progetti che facciano uso del GonaCon da finanziare entro il 1° marzo, ma dal Ministero della Salute tutto tace al momento.

Ulteriore elemento fondamentale per evitare il proliferare di qualsiasi animale selvatico, compresi i cinghiali, e inibire la loro presenza nei centri urbani, consiste nel controllo delle fonti alimentari. In particolare, dei cassonetti dell’immondizia facilmente accessibili e traboccanti di rifiuti che per qualsiasi specie animale rappresentano una dispensa sempre rifornita che incrementa artificiosamente la capacità portante del territorio, sostenendo così popolazioni sempre più numerose di qualsiasi animale. La caccia e l’abbattimento selettivo non sono mai stati una soluzione risolutiva. Auspichiamo lungimiranza dalle amministrazioni locali e nessuna complicità con il mondo venatorio.