Iniziato l’abbattimento di migliaia di suini nell’area infetta di Roma. La vergogna di un sistema basato sull’uccisione sistematica di esseri senzienti.
Dopo che il 25 luglio il TAR del Lazio si è espresso negativamente sulla richiesta di sospensione del “Piano Regionale di Interventi Urgenti” per la gestione il controllo e la eradicazione della Peste Suina Africana nella specie cinghiale, avanzata dalle associazioni ENPA e LAV, il prossimo 25 agosto il Consiglio di Stato si dovrà pronunciare sull’appello proposto dalle associazioni per tentare di ribaltare l’Ordinanza del TAR, bloccando così il piano regionale del Lazio che dispone un vero e proprio sterminio di cinghiali.
Riteniamo che la regione abbia approvato un piano che contiene palesi illegittimità, in primis l'assenza dei pareri tecnici da parte dell'ISPRA previsti dal decreto-legge del Governo di alcuni mesi fa sulla Peste Suina Africana. Paradossalmente, tali pareri sono stati presentati addirittura postumi: la Regione ne aveva fatto richiesta all'organismo scientifico, per poi ignorarne - potremmo dire infischiarsene - delle risposte. Ricordiamo che l'ISPRA, l'istituto scientifico nazionale per la protezione ambientale, aveva con tutta chiarezza risposto alla Regione che il piano era negativo almeno sotto due aspetti: la carenza dei metodi ecologici, fondamentali e previsti dalla legge quadro in materia di tutela della fauna n. 157 del 1992, nonché la evidente contraddizione con il decreto governativo dovuta all'aumento del 30% degli abbattimenti, previsto dalla regione senza il ricorso ai metodi selettivi.
Dunque, con un vero e proprio regime di caccia che è primo veicolo di diffusione della Peste Suina Africana per la contaminazione dei suoli provocata dai cacciatori nei loro spostamenti.
Ora attendiamo il 25 agosto per conoscere la decisione del Consiglio di Stato che speriamo blocchi definitivamente il massacro tanto crudele quanto inutile di cinghiali.