Unico Paese a non supportare le conclusioni sul pacchetto di politica della pesca della Commissione UE che includevano importanti limitazioni allo strascico.
Il seguente testo, a cura di Eleonora Panella - responsabile LAV Area Animali Esotici - è stato pubblicato sulla Newsletter Fatto for Future de Il Fatto Quotidiano.
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Martedì 27 giugno la Presidenza del Consiglio europeo ha pubblicato le conclusioni sul pacchetto di politica della pesca della Commissione, che mira ad avere un settore della pesca e dell'acquacoltura sostenibile, resiliente e competitivo.
Il testo, per la prima volta da quando l'Unione ha la
competenza sulla pesca tenta di conciliare gli obiettivi ambientali con
l'attività economica e gli aspetti sociali. Il testo, pur essendo lontano
dall'inclusione reale dei pesci come esseri senzienti, è in ogni caso una
ventata di aria fresca in quanto i Ministri UE hanno chiesto che la prossima
politica della pesca includa il benessere animale e altre misure restrittive, per rendere il settore competitivo, ma
sostenibile ed allineato con il Green Deal UE.
Siamo profondamente amareggiati che l'Italia sia stata l'unico paese membro a non aver supportato Il testo delle conclusioni che includevano fra le altre, delle importanti limitazioni alla pesca a strascico, a causa di un Ministero,
quello dell'Agricoltura e Sovranità alimentare che continua ad affermare di
volere sostenere comparti economici fondamentali del paese, basandosi su
nozioni e dati economicamente e scientificamente non fondati.
É bene ricordare che la pesca a strascico, utilizzata per catturare una varietà
di organismi tra cui pesci, molluschi e crostacei utilizza reti che incidono e
raschiano il fondo marino, è stata considerata un metodo di pesca distruttivo e
spesso osteggiata a gran voce dalle comunità locali di pescatori, che la
consideravano una minaccia per le risorse marine e per il loro stesso
sostentamento.
Tuttavia, lo strascico è ancora pesantemente sovvenzionato e il settore in
perdita da anni, continua ad andare avanti grazie a fondi pubblici. L’Italia ha
una flotta di strascico fra le più grandi del Mediterraneo, ma con una occupazione
esigua e in costante perdita; infatti la grande maggioranza della flotta
mediterranea è composta da pescherecci di piccola taglia, che contribuiscono al
57% dell'occupazione totale e al 29% dei ricavi totali della pesca di cattura
marina.
Senza contare gli impatti ambientali in termini di emissioni di Co2 associati a
questa tecnica di pesca. Uno studio pubblicato su Nature nel 2021 ha rilevato
che la pesca a strascico genera ogni anno circa 1 gigatonnellata di anidride
carbonica, pari al 2% delle emissioni globali. In base a questo studio, la
quantità annuale di anidride carbonica rilasciata dalla pesca a strascico
nell'oceano sarebbe superiore alle emissioni annuali della maggior parte dei
Paesi e simile a quelle dell'aviazione globale.
Insomma, in un solo consiglio AGRIFISH, l’Italia ha saputo “distinguersi” ancora una volta per decisioni prese in accordo con il settore e molto poco lungimiranti in termini ambientali ed economici.
Foto di copertina: Fatto For Future