Qualche giorno fa è stata messa la parola fine alla sofferenza dei visoni, ultima specie allevata in Italia, animali fatti nascere solo per essere uccisi per diventare pellicce, attività già sospesa nell’intero 2021 grazie a un’Ordinanza anti Covid del Ministro della Salute e che abbiamo ottenuto dopo mesi di appelli con anche la scoperta di due focolai in allevamenti italiani e violazioni alle norme di biosicurezza.
Ci siamo riusciti con un emendamento alla Legge di Bilancio, nato da un percorso legislativo nato iniziato il 30 settembre 1992, tre giorni prima - non a caso - della nostra prima occupazione di un allevamento di volpi artiche nel Lazio e della diffusione delle prime immagini della tragica e fino allora sconosciuta realtà in Italia di questo sfruttamento degli animali (all’epoca oltre 200 allevamenti e oltre 800mila animali uccisi all’anno).
La prima proposta di legge per bloccare gli allevamenti per pellicce fu presentata con prima firma della senatrice verde Annamaria Procacci, compagna di tante battaglie sia dentro che fuori dalle Istituzioni, sottoscritta da senatori di diversi gruppi, da Rifondazione Comunista alla Lega Nord. Se approvata all’epoca, saremmo stati il primo Paese a decretare la fine degli allevamenti per pellicce (sarà poi otto anni dopo, nel 2000, il Regno Unito a essere capofila).
Queso testo allora redatto anche con il nostro contributo, con alcuni ritocchi verrà ripresentato successivamente per ben altre sette Legislature anche alla Camera dei Deputati - ecco l’elenco completo che abbiamo messo a punto con una ricerca - fino all’attuale Legislatura iniziata nel 2018, senza che mai la questione fosse mai posta all’ordine del giorno delle Commissioni parlamentari.
Non venne mai discusso nemmeno il Disegno di Legge dei senatori verdi Ripamonti e altri che nel febbraio 2000 per primo delineava l’idea di stanziare un fondo economico per la riconversione ecologica di questi allevamenti, così come le varie formulazioni proposte nel corso degli anni da Amati (Pd), Rocchi (amica e poi presidente di Enpa) e Lubrano di Ricco (Verdi), Brambilla (Fi), De Petris (LeU), Gagnarli (M5S) e anche Cuffaro (Udc).
Ora, con il Sì del Senato e la conferma nel testo del Governo approvato con il voto di fiducia del 24 dicembre, che verrà confermato dal secondo e ultimo Sì della Camera con il voto da martedì 28 dicembre pomeriggio su questo uso degli animali - che per noi era fuori dalla storia anche nel 1992 - dal prossimo 1° gennaio 2022, si volta finalmente e definitivamente, pagina!