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Pellicce: inchiesta shock di Report. LAV: parlamento approvi subito nostra legge

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Ultimo aggiornamento

domenica 24 marzo 2019

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Questa sera REPORT (Raitre, 21:20) trasmetterà un’inchiesta – realizzata da Emanuele Bellano, anche grazie ad un’attiva collaborazione con LAV negli ultimi mesi – per denunciare l’insostenibilità dell’allevamento di animali per la produzione di pellicce.

Martedì 26 marzo (h14) la commenteremo nel corso della diretta FB organizzata dalla redazione, con Simone Pavesi, Responsabile Moda Animal Free, in studio (VIDEO)!

Dietro le rassicuranti certificazioni di qualità usate da note marche globali, anche italiane, milioni di visoni e volpi vivono in gabbie anguste, impossibilitati ad esprimere alcun comportamento naturale, subendo elevati livelli di stress che portano a comportamenti stereotipati, episodi di autolesionismo e aggressioni, in una non-vita che culmina in un’atroce agonia: volpi uccise con scariche elettriche, visoni con gas. 
In Europa non c’è una normativa che prevede standard per la salute e il benessere degli animali “da pelliccia” perché, in quanto animali selvatici e non addomesticati – anche se nati in cattività – continuerebbero a manifestare forte paura dell’uomo ed elevati livelli di stress.

Austria, Belgio, Croazia, Lussemburgo, Olanda, Repubblica Ceca, Slovenia, Regno Unito hanno vietato l’allevamento di animali per la produzione di pellicce. A questi si aggiungono Danimarca (che ha vietato l’allevamento di volpi), Bosnia, Macedonia, Serbia e Norvegia (dal 2025), mentre Germania, Svizzera, Spagna e Svezia hanno introdotto parametri gestionali e dimensionali minimi che, per la difficoltà di essere rispettati, porteranno a una graduale fine degli allevamenti.

E in Italia? La nostra proposta di legge (presentata alla Camera e al Senato) è ferma da anni: è ora che il Parlamento italiano dia inizio ai lavori per la sua approvazione, e per la messa al bando di questo allevamento, imponendo la chiusura degli ultimi 20 allevamenti di visoni ancora attivi nel nostro Paese, che ogni anno causano la morte di 180.000 animali.