La sera del 18 aprile un orso marsicano è stato ucciso dal personale del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (PNALM), intervenuto per un’operazione di cattura e sedazione di un individuo considerato “problematico”, che in seguito si è rivelato non essere l’orso in questione.
“Quanto accaduto richiama alla memoria l’uccisione dell’orsa trentina Daniza, avvenuta a causa dell’imperizia del veterinario intervenuto per la sua sedazione – dichiara Massimo Vitturi, Responsabile LAV Animali Selvatici – così come accertato nelle indagini conclusesi con l’oblazione per l’articolo 727 bis cp. ‘Uccisione di specie protette’ da parte del veterinario”
Eppure il Parco d’Abruzzo è stato sempre indicato come un modello virtuoso di gestione del rapporto tra uomini e orsi, a differenza di quanto accade in Trentino, dove l’Amministrazione provinciale gestisce la convivenza predisponendo ordinanze urgenti per l’uccisione degli orsi, che talvolta si rivelano vere e proprie “condanne a morte”.
Chiediamo quindi alla Procura di Avezzano ed al PNALM di fare rapidamente chiarezza sulle cause della morte dell’orso e sulle procedure adottate dal personale intervenuto, anche affidando il corpo dell’animale a un istituto indipendente e di comprovata capacità investigativa quale il Centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria, presso l’Istituto Zooprofilattico di Grosseto.