Con LAC e WWF ci siamo opposti all'assoluzione in primo grado e grazie al ricorso della Procura, stamattina la Corte d'Appello de L’Aquila ha deciso di riaprire il processo nei confronti del presunto responsabile dell’uccisione di un orso, colpito a morte da una fucilata a settembre 2014.
Ad aprile 2018 il Tribunale di Sulmona dichiarò l’innocenza dell’unico imputato, nonostante il gran numero di indizi a suo carico, a cominciare dal fatto che fosse un cacciatore in possesso di fucile e munizioni perfettamente compatibili con quelle che hanno determinato la morte dell’orso, colpito alla schiena mentre stava fuggendo e ritrovato poco distante dalla casa dell’imputato.
Oggi la Corte d’Appello de L’Aquila non ha accettato la legittimità della sentenza di primo grado e ha ritenuto che fosse necessario ottenere ulteriori approfondimenti, in particolare sulle responsabilità dell’imputato legate alla perizia balistica prodotta dalle Associazioni parti civili nel processo.
Confidiamo che si faccia luce su un inaccettabile atto di bracconaggio nei confronti di un animale, colpito con pallettoni per la caccia al cinghiale, colpevole di aver predato alcune galline non adeguatamente custodite, di proprietà dell’imputato, che sarebbe stato in ogni caso risarcito dalle amministrazioni. Non ci può essere alcuna tolleranza per atti di giustizia fai da te!