Con l’approvazione dell’emendamento “caccia selvaggia”, la stagione appena conclusa rischia di essere solo il preambolo di massacri ancora più devastanti.
Si chiude oggi la stagione di caccia 2022/23, con un giorno di anticipo rispetto al canonico 31 gennaio che quest’anno coincide con un martedì, giorno di silenzio venatorio.
Un giorno in meno di massacri e versamento di sangue innocente in tutta la penisola a fronte delle quasi cento giornate nelle quali i cacciatori hanno potuto entrare nelle proprietà private, uccidendo animali appartenenti a ben 48 diverse specie, in un numero imprecisato ma che può legittimamente raggiungere l’impressionante cifra di 400 milioni di animali, prevista dai calendari venatori approvati dalle regioni.
Ma al confronto di quanto accadrà nei prossimi anni, la stagione di caccia appena conclusa rischia di essere solo il preambolo di massacri ancora più devastanti per gli animali selvatici. Con l’approvazione dell’emendamento “caccia selvaggia” il Parlamento ha infatti già chiarito qual è l’orientamento della nuova maggioranza: consentire di cacciare sempre di più, a sempre più specie, ovunque.
Quello che si sta materializzando di fronte ai nostri occhi in questi mesi è un futuro nel quale non esisterà più la stagione di caccia come l’abbiamo conosciuta fino a oggi, soppiantata da un regime di caccia permanente, nel quale gli animali selvatici saranno considerati solo un ingombrante orpello allo sfruttamento intensivo del territorio piegato all’esclusivo soddisfacimento degli interessi umani.
Animali selvatici quindi da stanare e sterminare a casa loro, come disposto dal nuovo articolo 19ter inserito dall’emendamento caccia selvaggia nella Legge 157/92. Entro il 1° maggio, i ministeri dell’agricoltura e dell’ambiente, in accordo con le Regioni, dovranno infatti adottare “un piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, di durata quinquennale” mediante “abbattimento e cattura”.
Con l’attribuzione della delega alle “attività relative al contenimento della fauna selvatica e delle attività venatorie” il Ministro Lollobrigida ha già individuato nel senatore Patrizio La Pietra, la persona a cui affidare la realizzazione di tale piano che ancora una volta prevede il coinvolgimento di tutti i cacciatori che potranno uccidere qualsiasi specie “anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto” con tutte le immaginabili conseguenze sul piano dei rischi che correranno i cittadini non solo in città, ma anche durante le escursioni, le gite in bicicletta, le passeggiate in zone fino a oggi precluse alla caccia.
Non sono ancora stati pubblicati i dati relativi alle persone uccise o ferite dai fucili da caccia, ma le informazioni riportate dai media nel corso degli ultimi cinque mesi, sono in linea con quanto emerso nella scorsa stagione venatoria, quando le vittime umane furono ben 90 suddivise fra 24 morti e 66 feriti. Anche quest’anno quello che si configura è quindi un bollettino di guerra, dal quale emerge chiaramente che i cacciatori non guardano letteralmente in faccia nessuno quando si tratta di dare sfogo alla loro passione sanguinaria.
Come nel caso del ragazzo ventiquattrenne di Assisi, raggiunto da una fucilata esplosa da un compagno di battuta di caccia al cinghiale e morto in seguito alla mancanza di soccorsi. Infatti, secondo quanto emerge dalle indagini, nonostante la presenza in loco di due compagni di caccia, questi avrebbero addirittura alterato lo stato dei luoghi così da far sembrare che il giovane fosse morto a causa di un colpo partito accidentalmente dal suo fucile.
La LAV si batte da sempre per l’abolizione della caccia, un’attività detestata dalla stragrande maggioranza dei cittadini e pericolosa per animali e umani, l’intollerabile liberalizzazione voluta da questo Parlamento rappresenta per noi uno stimolo per rilanciare con ancora più forza il nostro impegno per relegare la sanguinaria passione dei cacciatori al ruolo che le compete, testimonianza di un passato oscurantista, basato sulla sopraffazione e la violenza, come quando ancora vivevamo nelle caverne.
Nei giorni 18-19 e 25-26 marzo, la LAV ha organizzato due week end di mobilitazione nazionale contro la caccia e contro l’attuazione dei piani regionali e nazionali “caccia selvaggia”. In quelle date ogni cittadino potrà recarsi presso i tavoli gestiti dai volontari LAV per firmare la petizione, disponibile anche online ed esprimere così la sua netta contrarietà alle nuove stragi di animali selvatici, anche a tutela della sicurezza delle persone. Nelle prossime settimane seguiranno ulteriori informazioni sull’organizzazione dell’evento.