La ricerca LAV "Carissima Carne" è ispirazione e modello per l'analogo studio a livello continentale commissionato da Eurogroup for Animals
Eurogroup for Animals ha presentato a Bruxelles la ricerca commissionata ad Impact Institute “External costs of animal sourced foods in the EU”, in cui indaga i costi nascosti della produzione e del consumo dei cibi di origine animale a livello europeo, prendendo a modello la ricerca commissionata da LAV a Demetra “Il costo nascosto del consumo di carne in Italia”.
Solo nel 2019 nell’Unione Europea sono stati macellati almeno 8,4 miliardi di animali, mentre i costi sociali, umani e ambientali associati al sistema alimentare di origine animale dell'UE sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi decenni (External costs of Animal Sourced Foods in EU, Eurogroup for Animals).
Alla luce di ciò, Eurogroup for Animals ha commissionato un'indagine sui costi reali della produzione e del consumo di alimenti di origine animale nell'UE.
A quanto emerge dalla ricerca è che il costo esterno della produzione di alimenti di origine animale nell'Unione Europea (alimenti di origine animale prodotti nell'UE, comprese le esportazioni) nel 2022 è stato di 1.568 miliardi di euro, ovvero circa 7,6 volte superiore ai costi economici dichiarati della produzione di alimenti di origine animale. I principali fattori che determinano tali costi accessori sono
Il costo esterno attribuito al consumo di alimenti di origine animale nell'UE (alimenti di origine animale prodotti nell'UE, meno le esportazioni ma comprese le importazioni) è stato stimato a 1.455 miliardi di euro, ovvero circa 7,8 volte superiore ai costi economici dichiarati del consumo di alimenti di origine animale. I principali fattori che determinano questi costi esterni sono i medesimi delle esternalità dovute alla produzione di alimenti di origine animale.
Sia i costi esterni di produzione che quelli di consumo sono probabilmente sottostimati, sottolinea Eurogroup for Animals, a causa di diversi costi che non è stato possibile quantificare o che esulano dall'ambito di questo studio, come la deforestazione per i pascoli e la resistenza antimicrobica derivante dall’abuso di antibiotici in allevamento.
Nel complesso, la carne rossa è responsabile della maggior parte degli impatti sulla salute umana e sull'ambiente, in quanto il consumo di carne rossa è uno dei principali fattori di malattie non trasmissibili - come malattie cardiovascolari, renali e tumori - e degli impatti ambientali dovuti all'uso del suolo, dell'acqua e dei mangimi necessari per la produzione, risultato analogo a quello ottenuto da LAV nella ricerca sui costi nascosti della carne in Italia. La produzione ed il consumo di carni cosiddette bianche (in particolare carne di pollo) rappresenta il settore maggiormente critico per le condizioni in cui sono detenuti gli animali. Ciò è dovuto alla qualità di vita estremamente bassa dei polli allevati per la produzione di carne, all'alta densità di allevamento e all'elevato numero di animali macellati per produrre un chilogrammo di carne bianca.
In termini di impatto ambientale, le cause delle esternalità associate alla carne bianca sono l'inquinamento atmosferico (soprattutto da ammoniaca, particolato e ossidi di azoto) e l'uso del suolo associato alla produzione di fattori produttivi agricoli come i mangimi.
Valutando inoltre il sistema attuale dal punto di vista della perdita di biodiversità, si aggiungono ai costi esterni ulteriori 220 miliardi di euro attribuiti alla produzione di alimenti di origine animale nell'UE e 198 miliardi di euro conseguenti al loro consumo.
A conclusione della propria indagine la coalizione europea indica tre aree su cui intervenire:
Non stupisce che i risultati ottenuti da Eurogroup for Animals ed Impact Institute siano coerenti con quelli ottenuti da LAV e Demetra, tuttavia sono l’ennesima riconferma che incentivare la transizione alimentare è necessario e quanto mai urgente.