A Casei Gerola, il 20 giugno si è tenuta la seconda riunione della Conferenza di Servizi, in cui, presenti sul posto con la sede LAV Oltrepò
Pavese, insieme al Comitato per la salute della bassa Vallescrivia, abbiamo depositato
1976 firme raccolte in meno di un mese contro la nuova costruzione. Le
osservazioni presentate, oltre a un vizio procedurale emerso, hanno
convinto il comune di Casei Gerola a valutare con maggiore attenzione prima
di rilasciare tutte le autorizzazioni. Confidiamo che,
come anticipato dai tecnici del comune, il progetto verrà posto in VAS (Valutazione
Ambientale Strategica).
"LAVORI IN CORSO"...
Il caso di Casei
Gerola, però, non è isolato: l'incubo di nuovi allevamenti industriali accomuna diverse zone e comuni.
Con le Sedi
LAV, siamo presenti dove serve, a tutela degli animali sfruttati e al
fianco dei cittadini contrari a queste nuove costruzioni, per ribadire ancora
una volta quanto gli impatti degli allevamenti siano devastanti su animali,
salute, ambiente e mercato.
La tutela del
territorio e l'appoggio ai cittadini che vogliono essere ascoltati spetterebbe,
però, in primis, alle amministrazioni locali, che, invece, sembrano
prestare attenzione solo a grandi investitori, per gli interessi economici di
pochi e a discapito di tutti.
- La Sede LAV di Cremona segnala che in quella provincia, i
cittadini, comprensibilmente preoccupati, stanno contrastando l'apertura
dell'ennesimo allevamento di galline ovaiole. La struttura, che ospiterà
circa 150 mila individui, è in via
di ultimazione a Grontardo, dove due anni fa è stato identificato il
primo focolaio di aviaria nel cremonese.
- La Sede LAV di Cuneo e Vallate segnala che a Bene Vagienna sarebbe stata autorizzata la costruzione di un allevamento intensivo
di ca. 6000 mq per un totale di ca. 1 milione di polli all'anno. La
struttura sarà a ridosso di case di civile abitazione e vicino al centro
frazionale di Isola. Da tre anni il comitato cittadino
"Gruppo Isola 2021" si batte per contrastare l'azienda avicola. Nonostante
il comitato abbia presentato ricorso al Tar, anche se la Provincia ha revocato l'autorizzazione e l'Asl ha fatto presente le incongruenze già rilevate dal Gruppo
Isola 2021, il primo capannone è stato costruito e la produzione
avviata.
- La Sede LAV di Reggio Emilia segnala che a Fabbrico la giunta comunale ha autorizzato con una
delibera la riconversione di un ex allevamento di bovini in un nuovo
allevamento di 39 mila tacchini. Il
comitato di cittadini, molto attivo, sta raccogliendo firme per chiedere una
«pubblica assemblea informativa» su una realtà produttiva ritenuta allarmante
per l'impatto ambientale e sotto il profilo etico e della quale non
erano stata data informazione.
- La Sede LAV di Rovigo ci informa che in quella provincia un comitato di cittadini da tempo
contrasta la costruzione di un maxi-pollaio
da circa 300 mila polli broiler a Taglio di Po. La sua realizzazione preoccupa i cittadini
e anche altre realtà impegnate nello sviluppo sociale, culturale e turistico
del territorio;
Sempre per quanto riguarda nuove
aperture, sosteniamo con forza il Comitato
Valmarecchia per contrastare la realizzazione del nuovo allevamento di
polli Fileni a Maiolo. Si tratta di un comitato che ormai da anni e con
coraggio, porta avanti una decisa battaglia, supportata anche da una petizione
che invitiamo
a firmare.
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MANCANZA DI TRASPARENZA
Ciò che accomuna le
realtà che abbiamo elencato è anche la mancanza di
trasparenza. I cittadini non vengono adeguatamente e tempestivamente informati,
le trattative proseguono tra comune e azienda, quasi si trattasse di un fatto
privato. Quando si parla di allevamenti di dimensioni così consistenti non è
mai una questione privata poiché il loro insediamento interessa l'intera
comunità e incide in modo drastico sulla qualità della vita e sulla salute di
animali e persone.
E questo lo sanno bene anche i cittadini che fanno parte del Comitato per la Vallesina, comitato per la tutela dagli
effetti degli allevamenti che raccoglie i cittadini che vivono in prossimità di
5 allevamenti di polli del Gruppo Fileni: Monte Roberto, Jesi Pone Pio, Jesi
Cannuccia, Ripa Bianca e Cingoli.Si tratta di cittadini ormai esasperati dagli odori terribili, che non
consentono una normale quotidianità, e assai preoccupati per le ripercussioni
su salute e stato psicofisico.
Le numerose denunce e i ricorsi amministrativi in corso imputano diverse irregolarità, da quelle urbanistiche a quelle relative alle
immissioni in atmosfera e all'impiego delle risorse idriche.
In generale, nei casi che riguardano la costruzione
di nuovi allevamenti, la poca chiarezza delle procedure autorizzative dimostra
come sia ammesso dalle istituzioni un modo di fare impresa che molto poco ha di
etico e di sostenibile ma che ha come unico
obiettivo la massimizzazione del profitto aziendale.
UN PARADOSSO
Siamo di
fronte a un paradosso, soprattutto se si pensa al fatto che le amministrazioni
locali dovrebbero essere il primo presidio di tutela e sviluppo del territorio
e della collettività che lo abita e dovrebbero quindi contrastare attività
inquinanti non autorizzandole.
Inoltre, la realizzazione nuovi allevamenti, sempre più grandi, o l'ampliamento
delle strutture esistenti, va in una direzione totalmente e scelleratamente opposta,
costantemente denunciata per le gravissime ripercussioni di questo modello,
rispetto alla direzione auspicata anche dall'approccio One Health e dal
pacchetto europeo di misure per un Europa più verde, il Green Deal.
LA VERA RICOSTRUZIONE
Sono sempre più attuali nel dibattito
pubblico e politico le richieste di stop alla costruzione di nuovi allevamenti, e noi ce ne facciamo portavoce da sempre.
Continueremo a contrastare il modello
alimentare basato sullo sfruttamento degli animali, prime vittime di un sistema
tanto crudele e, allo stesso tempo, saremo a fianco di tutti quei cittadini
pronti a contrastare costruzioni di nuovi allevamenti e a seguire nuovi modelli
alimentari, più etici e sostenibili per tutti. La scelta di una alimentazione diversa, a base
vegetale, è fondamentale se vuole un cambiamento effettivo. L'unica via di uscita è riconoscere che il modello alimentare attuale è crudele e ingiusto verso animali,
ambiente e persone. Ed è ingiusto sempre, non solo quando è “dietro casa”.
Per questi motivi riteniamo che
una ricostruzione vera, che guardi al futuro, non possa prescindere da queste
considerazioni, non possa ammette nuovi maxi-allevamenti ma, al
contrario, debba aprire la strada alla necessaria e urgente transizione
alimentare in direzione dell'alimentazione vegetale.