Con il pretesto dei danni che provocherebbero all’agricoltura e degli incidenti stradali in cui sono coinvolti, sono più di 3.200 i cervi condannati a morte dalla Provincia di Belluno, le cui uccisioni cominceranno il 16 agosto prossimo e riguarderanno i cuccioli nati quest’anno e i giovani di un anno di età, per poi proseguire da ottobre con gli animali di qualsiasi età.
“Una vera e propria carneficina, pianificata in ogni dettaglio dalla Provincia – dichiara Kelly Callegher, la nostra responsabile della sede LAV di Belluno – a esclusivo beneficio del sanguinario passatempo dei cacciatori”
Nel provvedimento di approvazione del calendario venatorio provinciale, adottato lo scorso 15 luglio dal Presidente Padrin, c’è infatti un solo generico richiamo ai danni all’agricoltura, senza alcuna cifra e soprattutto senza dare conto dei sistemi di prevenzione che dovrebbero essere messi in atto dagli agricoltori e che rappresentano la soluzione primaria e più efficace per contenere i danni. Né vi è alcun dato relativo agli incidenti stradali occorsi a causa dei cervi e, soprattutto, l’individuazione certa della responsabilità dell’animale piuttosto che della condotta degli automobilisti. Ben sapendo che non sono gli animali ad attraversare la strada, bensì sono le strade che attraversano i boschi e quindi è primaria responsabilità degli automobilisti adottare un comportamento alla guida adeguato alle condizioni della viabilità.
I cervi saranno fucilati a migliaia dai cacciatori bellunesi perché, a sentire la Provincia, sarebbero troppi, ma il numero dei cervi presenti è un dato tutto da verificare, perché raccolto dai cacciatori, cioè da coloro che hanno tutto l’interesse a dimostrare che la provincia è invasa dai cervi e per questo è necessario il loro intervento.
I numeri dei cervi presenti in provincia non riflettono affatto la realtà, sono infatti frutto dei conteggi dei cacciatori e di moltiplicazioni matematiche, si tratta perciò di un macroscopico conflitto di interessi. Gli animali selvatici, cervi compresi, non sono mai troppi perché sempre in perfetto equilibrio con il territorio e le risorse che questo fornisce.
La gestione degli animali selvatici in mano ai burocrati di palazzo Piloni è chiaramente discutibile, già a dicembre scorso il consigliere delegato Franco De Bon, aveva sostenuto l’opportunità di chiudere i Centri di soccorso per la fauna selvatica ferita, una proposta di una crudeltà inaudita, oltre che illegittima, perché viola le disposizioni normative nazionali e regionali poste a tutela degli animali selvatici e non degli interessi dei cacciatori.
La Provincia ha bisogno di un delegato che tuteli gli animali selvatici, interesse primario nazionale e internazionale, non di rappresentanti della sparuta minoranza dei cacciatori!
Per questo chiediamo al Presidente Padrin di valutare la sostituzione dell’attuale consigliere delegato alla fauna selvatica, con uno che mantenga adeguata distanza dal mondo venatorio.
Per mettere fine al massacro di tutti gli animali selvatici, sostieni il nostro Manifesto "Non Torniamo Come Prima": fermiamo i mercati, le fiere, l’uso e l’uccisione degli animali selvatici ed esotici. Basta caccia, catture e riproduzione di animali per farne cibo, spettacolo, pelli e pellicce a partire dall’Italia e nel resto del mondo!