I metodi alternativi sono una realtà scientifica riconosciuta dal 1959 e le legislazioni europee li vedevano prioritari, rispetto al modello animale, già più di 20 anni fa.
La nuova Direttiva che regolamenta tutta la sperimentazione animale (numero 63), entrata in vigore nel 2010, rafforza questo concetto, rimandando alle Autorità nazionali il compito di “contribuire allo sviluppo e alla convalida dei metodi alternativi e prendere misure che li implementino”.
Vi chiederete allora a che punto siamo...ebbene parte dell’Europa sembra non aver recepito il messaggio: i Paesi nordici, come Austria, Danimarca, Fillandia e Inghilterra, hanno aumentato significativamente gli investimenti per i metodi alternativi, mentre per la maggior parte degli altri Stati Membri le risorse economiche investite rasentano lo zero percentuale (0 -0.036%).
Un quadro deludente quello che emerge dall’investigazione effettuata dalla Coalizione europea per la fine della vivisezione (di cui fa parte anche la LAV come rappresentante per l’Italia), che ha interrogato i Governi comunitari per conoscere quali iniziative avessero messo a punto in questi anni per ottemperare alle richieste previste dalla Direttiva (vedi art.47 direttiva 2010/63).
Più di 8 mesi fa abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare e non abbiamo mai ricevuto risposta.
Nel 2010 i 27 Stati Membri hanno dovuto relazionare alla Commissione europea su quanto avessero investito nei metodi alternativi: metà dei Paesi non è stata in grado di identificare nessun fondo per tale scopo.
A voler investire in una scienza innovativa, etica e predittiva per l’uomo, seguendo oltretutto quanto stabilito per legge, continuano a essere Austria, Belgio, Danimarca, Fillandia, Germania, Svezia e Inghilterra, mentre l’Italia continua a presentarsi come un Paese ancorato a un modello fallace, mai validato e vecchio più di 100 anni.
Con il rispetto dell’articolo 13 della legge di delegazione europea 96-2013 nel nuovo decreto legislativo sulla sperimentazione, abbiamo l’occasione per vedere rinascere la ricerca italiana!
Perché non cogliere la possibilità di concretizzare un futuro migliore grazie al sostegno dei metodi senza animali?
Michela Kuan, responsabile LAV Vivisezione