Come ogni anno, sta per ripetersi il consueto copione venatorio. La stagione si apre ufficialmente la terza domenica di settembre, ma gran parte delle Regioni concedono ai cacciatori di poter andare a caccia già dal 1 settembre, sfruttando le cosiddette preaperture, una possibilità – non un obbligo – alla quale i Presidenti delle Regioni non hanno mai rinunciato, pur di accontentare i loro concittadini portatori di doppietta.
Un favoritismo che peserà ancora di più sugli animali selvatici dopo la gravissima stagione di fuoco che ha investito il nostro Paese, dove gli incendi sono cresciuti del 256% rispetto alla media storica 2008-2020 (dati Effis), investendo Liguria, Calabria, Sardegna, Puglia, Sicilia, Campania, Basilicata, Abruzzo, Marche, Molise e Toscana. Nonostante le innumerevoli richieste, nessun Presidente di queste Regioni, ha deciso di cancellare o almeno posticipare l’apertura della stagione di caccia.
Secondo la Legge quadro sugli incendi boschivi 353/2000, i circa 158 mila ettari bruciati nel 2021 sono vietati alla caccia fino al 2031. Le superfici sottoposte al divieto sono riportate nel catasto delle aree percorse dal fuoco di cui deve essere dotato ogni Comune. In realtà moltissime amministrazioni comunali non hanno affatto aggiornato i dati per cui c’è il concreto rischio che i cacciatori possano dare il colpo di grazia agli animali selvatici sopravvissuti.
“Il 26 agosto il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per Sicilia, Sardegna, Calabria e Molise, abbiamo scritto al Presidente Draghi perché si attivi, come già fatto nel 2007, con un’ordinanza che imponga, a tutte le Regioni interessate dagli incendi, un intervento nei confronti dei Comuni inadempienti perché aggiornino i catasti dei terreni percorsi da incendi – dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV, Area Animali Selvatici – così da sottrarre non solo quei territori alla caccia, ma anche quelli limitrofi dove andranno a concentrarsi i cacciatori.”
L’ostinazione delle Regioni nel favorire i cacciatori, anche a discapito della vita di migliaia di animali selvatici, è dimostrata dalla gestione dei calendari venatori, redatti includendo alcune specie che si trovano in uno stato critico di conservazione a livello globale.
La caccia è un’attività crudele, pericolosa, inutile, violenta, diseducativa. La LAV si è sempre battuta per la sua abolizione e continuerà a farlo fino a che non sarà messa fuorilegge.