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Canile Parrelli:Sindaco Marino revochi autorizzazione sanitaria

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Ultimo aggiornamento

domenica 09 agosto 2015

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Il canile romano Parrelli, posto sotto sequestro giudiziario dalla Procura della Repubblica di Roma nell’ottobre del 2013 per gravi maltrattamenti, inidoneità strutturale e gestionale, potrebbe riaprire a causa di un’autorizzazione sanitaria mai revocata dal Sindaco Ignazio Marino, nonostante l’istanza avanzata dalla LAV. Proprio per scongiurare la possibilità di riapertura di questa struttura di sofferenza, la LAV ha presentato al Sindaco della Capitale una nuova istanza-appello, supportata da ulteriori importanti evidenze, affinché revochi subito tale autorizzazione in quanto di sua esclusiva competenza, e non si renda complice della malagestione e delle sofferenze dei quattro zampe vittime di questo canile.

Ricade infatti sotto la competenza del Sindaco la verifica dei presupposti di opportunità e necessità, costituendo illecito amministrativo: dunque il Sindaco è l’unico che ha il diritto e il “dovere” di vigilare e revocare un‘autorizzazione sanitaria, ed è l’unico organo che la concede, come fatto per il Rifugio “Parrelli” nel lontano 1999. 

“Una vicenda a dir poco penosa, che si trascina da troppo tempo e che non deve ripetersi: Roma deve dimostrare di essere una Capitale all’altezza anche nella tutela degli animali. In attesa che la giustizia faccia il suo corso e che vengano accertati i segnalati profili di illegalità relativi a questo rifugio, sollecitiamo il Sindaco Marino a farsi garante della necessaria limpidezza nella gestione di questa struttura: secondo la normativa vigente (combinato disposto della Legge nazionale 14 agosto 1991 n. 281, della Legge Regionale del Lazio 21 ottobre 1997 n. 34, del D.G.R. del Lazio n.866 del 2006 e n.43 del 2010) i canili privati possono essere autorizzati solo nel rispetto di rigidi requisiti minimi gestionali, strutturali e sanitari, atti a garantire il benessere degli animali, la sicurezza degli operatori e l’igienicità degli ambienti. La mancanza di uno solo di tali requisiti comporta la revoca dell’Autorizzazione Sanitaria da parte del Comune competente su segnalazione della  ASL. Nel caso specifico, proprio l’omissione della segnalazione da parte della ASL RMB ha determinato - stando a quanto riportato da organi di stampa - il coinvolgimento della stessa ASL RMB nel procedimento penale relativo al canile Parrelli, per l’ipotesi di reato di omessa denuncia”.

“Ma appare quanto mai anomalo che tale Dipartimento, invece di verificare gli elementi di opportunità e necessità evidenziati nell’istanza di revoca o chiederne conferma all’Assessorato all’Ambiente di Roma Capitale – delegato dalla Procura di Roma alla custodia giudiziale proprio del canile in oggetto – abbia chiesto un parere tecnico al Dipartimento di Prevenzione veterinaria della ASL RMB. Anomalo per due motivi: perché la ASL non ha alcuna competenza specifica nel caso in questione, dato che la concessione della revoca spetta esclusivamente al Sindaco, e perché la stessa ASL RMB, risulta indagata in questa vicenda per l’ipotesi di reato di omessa denuncia: dunque chiedere alla stessa di confermare o confutare la sussistenza dei requisiti della struttura è quanto meno inopportuno”.

La documentazione agli atti, infatti, evidenzia in modo evidente l’inagibilità della struttura a causa di carenze strutturali, gestionali e sanitarie. Sono 218 i cani e i gatti messi in salvo dalle gabbie del rifugio Parrelli - a spese della LAV, che ne ha curato il trasferimento presso strutture idonee e si è fatta carico delle cure veterinarie, spesso urgenti e “salvavita”. 103 gli animali che sono già stati concessi in affido a famiglie idonee, mentre 35 cani sono ancora in cerca di accoglienza.

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