“Gli eventi catastrofici che hanno colpito nei giorni scorsi il nostro Paese, sono stati non retoricamente definiti un'apocalisse. Per gli uomini e l'ambiente, ma - vogliamo affermarlo con forza - anche per la fauna e la biodiversità. Duole constatare che l'attenzione generale, oltre che, come è giusto, sulla perdita di vite umane e sulla sofferenza delle persone, si sia concentrata sulle ripercussioni economiche e sociali, ma non sul nostro prezioso patrimonio di vita selvatica. Un paradosso inaccettabile: come se la cancellazione delle foreste cancellasse dalla coscienza collettiva la consapevolezza della condivisione con le altre specie del territorio ed il loro diritto alla vita.”
Così comincia la lettera aperta inviata oggi dalle associazioni ENPA, LAC, LAV, LIPU e WWF al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa in occasione del riconoscimento da parte del Governo dello stato di calamità alle undici Regioni più colpite dall’eccezionale ondata di maltempo che ha interessato il nostro Paese.
“Nella nostra lettera abbiamo chiesto al Ministro dell’Ambiente Costa che lo stato di calamità venga riconosciuto anche per gli animali selvatici e l’ambiente – dichiarano ENPA, LAC, LAV, LIPU e WWF – nelle undici Regioni che hanno chiesto la dichiarazione dello stato di emergenza deve quindi essere imposto il divieto di caccia. In seguito, puntuali azioni di monitoraggio sulle popolazioni di fauna dovranno dimostrare l’assenza di condizioni che ne possano aggravare la ripresa demografica nella successiva stagione riproduttiva”.
La stessa Costituzione considera gli animali selvatici parte del patrimonio ambientale nazionale, mentre la caccia è una semplice concessione che deve sempre soccombere di fronte all’esigenza di tutela del patrimonio ambientale, come precisa la copiosa giurisprudenza prodotta in materia. E’ il caso di ricordare che ”La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed internazionale“ (come recita l’art. 1 della legge 157/1992). Pertanto le istituzioni che governano l’Italia, sia a livello centrale sia regionale, sono custodi e nel contempo responsabili della tutela degli animali selvatici.
“Le popolazioni di animali selvatici sono stremate, hanno subito una gravissima riduzione degli habitat e quindi delle risorse a disposizione per prepararsi all’inverno – concludono le associazioni – cacciare in questo contesto rappresenta un vero atto di irresponsabilità, sia nei confronti degli animali selvatici, sia nei confronti della stragrande maggioranza degli italiani per i quali questi animali rappresentano un prezioso patrimonio tutelato dalla legge e dalla Costituzione”.