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La mala delle corse clandestine, fenomeno criminale infestante

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Ultimo aggiornamento

martedì 10 agosto 2021

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In tema di illegalità e controllo del territorio assumono particolare rilevanza le corse clandestine di cavalli, attività criminale lungamente sottovalutata, che, insieme alle scommesse illegali, accanto al rischio per la incolumità di persone e animali, rappresentano una plateale manifestazione del potere della criminalità che si appropria di pezzi del territorio. Eventi criminali che coinvolgono decine di persone e che pongono in essere un vero e proprio rito collettivo di esaltazione dell’illegalità che trova ampia risonanza sui Social. Contrastare questo delitto, oltre a salvare animali, si trasforma in antimafia sociale e riconsegna del territorio alla legalità. 

Come riporta il recente Rapporto Zoomafia 2021, i numeri relativi alle corse clandestine e alle illegalità nell’ippica sono chiari: nel 2020 sono stati registrati 12 interventi delle forze dell’ordine, 10 corse clandestine denunciate, di cui 3 bloccate, 133 persone denunciate di cui 58 arrestate, 48 cavalli sequestrati. In 23 anni, da quando abbiamo iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2020 compreso, sono state denunciate 4039 persone, 1352 cavalli sequestrati e 137 corse e gare clandestine bloccate o denunciate. 

Un fenomeno criminale che infesta diverse regioni, in particolare Sicilia, Campania, Calabria, Puglia, Lazio, Abruzzo, ma sono stati registrati casi anche in altre regioni, come Basilicata, Molise e Marche. 

Le infiltrazioni mafiose

Diverse inchieste degli ultimi anni hanno confermato l’interesse di alcuni sodalizi mafiosi per le corse clandestine di cavalli, in particolare il clan Giostra – (Galli – Tibia) di Messina, i Santapaola di Catania, i Marotta della Campania. A questi vanno aggiunti i Casalesi del Casertano; il clan Spartà e i “Mazzaroti” della provincia di Messina; i Parisi di Bari; i Piacenti -“Ceusi” di Catania; i “ Ti Mangiu”, i Condello e gli Stillitano di Reggio Calabria.

Le relazioni semestrali della Divisione Investigative Antimafia (DIA) sovente fanno riferimento agli interessi dei clan per le corse clandestine e le scommesse illegali. In merito a Messina, si legge nella Relazione DIA gennaio – giugno 2020: “Nella parte più settentrionale della città, dove si trova il rione Giostra, è stabilmente radicato il clan Galli-Tibia la cui attività è frequentemente rivolta all’organizzazione e allo svolgimento delle corse clandestine di cavalli”.  

Nel mese di novembre 2020 i carabinieri del Comando Provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 33 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, corse clandestine di cavalli, scommesse clandestine su competizioni sportive non autorizzate, maltrattamento di animali, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio. L’operazione ha consentito di disarticolare il clan Galli e di individuare una rete di distribuzione della droga che opera in vari quartieri di Messina. L’indagine ha documentato il controllo della cosca sul business delle scommesse sulle corse clandestine di cavalli organizzate di notte in città e in periferia.  

Proprio a Messina, in particolare nel Rione Giostra, abbiamo la presenza, acclarata anche in Cassazione, di un’organizzazione criminale di stampo mafioso dedita alla commissione di gravi delitti, tra cui anche le corse clandestine.  

Nel 2017, con l’operazione “Beta”, veniva alla luce la presenza di una cellula di Cosa nostra catanese, diretta emanazione della famiglia etnea dei Santapaola-Ercolano. A carico del sodalizio furono evidenziati, tra gli altri, interessi nelle corse clandestine dei cavalli.  

Sempre nel 2017, a Messina, nell’ambito dell’operazione “Zikka”, i Carabinieri eseguirono una Ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di un sodalizio criminale, riconducibile al clan Spartà, responsabile di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata all’esecuzione di corse clandestine di cavalli. Nello specifico, le investigazioni comprovarono come la consorteria organizzasse mensilmente corse clandestine di cavalli lungo le principali arterie stradali cittadine, gestendo il collaterale, lucroso circuito delle scommesse illegali.  

Nel 2016, invece, con l’operazione “Totem” fu individuato un gruppo criminale, riconducibile al clan Galli-Tibia, dedito, tra le altre cose, anche alla raccolta di scommesse illegali su corse clandestine di cavalli.  

Andando indietro nel tempo vanno ricordate le operazioni “Pista di sabbia” e “Gramigna”, entrambe del 2011. Con la prima, i Carabinieri di Messina trassero in arresto 20 persone, dedite all’organizzazione di competizioni clandestine tra cavalli, disputate lungo alcune importanti arterie stradali cittadine. Con la seconda operazione, sempre ad opera i Carabinieri, furono complessivamente 37 le persone arrestate e indagate a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, finalizzata alla commissione di svariati delitti, tra cui organizzazione di corse clandestine di cavalli.  

Appare incredibile come queste inchieste siano accomunate da condotte criminali ricorrenti, sistematiche, seriali, che seguono schemi, rituali e hanno continuità temporale. Infatti, gli individui coinvolti commettono gli stessi reati più volte; il modus operandi è ripetitivo e la scena criminis è quasi sempre la stessa. Inoltre, varie indagini hanno documentato che parallelamente alle corse clandestine di cavalli le consorterie si rivolgono con attenzione al settore della raccolta delle scommesse e dei giochi on line. Attraverso la gestione dei centri scommesse, infatti, come messo in luce dalla DIA, esse accrescono la propria capacità di penetrazione e controllo di altre attività nel territorio, in una sorta di circolo vizioso, cogliendo non solo opportunità di riciclaggio, ma anche la possibilità di dare lavoro a persone organiche a Cosa nostra. 

Le infiltrazioni nell'ippica ufficiale

Non solo l’ippica clandestina, ma anche quella ufficiale è inquinata da infiltrazioni criminali. Allibratori, scommesse clandestine, gare truccate, doping, furti di cavalli, intimidazioni: il malaffare che si esercita all’ombra degli ippodromi e delle scuderie ha molte sfaccettature. Ulteriori spunti si rinvengono nell’inchiesta “Mani in pasta”, “conclusa dalla Guardia di finanza di Palermo il 12 maggio 2020 con l’esecuzione di un provvedimento cautelare nei confronti di n. 91 soggetti, a vario titolo indiziati di associazione di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, ricettazione, riciclaggio, usura, traffico di stupefacenti, frode sportiva e truffa. Le indagini hanno riguardato esponenti della famiglia Fontana, riconducibile al mandamento palermitano Dell’Acquasanta-Arenella, radicata a Milano da alcuni decenni. Cosa nostra era già pronta a sfruttare la crisi generata dall’emergenza sanitaria prestando soldi a usura, interessandosi ad aziende sull’orlo della crisi e offrendo assistenza sotto qualsiasi forma, anche alimentare. Sono stati sottoposti a sequestro beni per un valore di circa 15 milioni di euro, nonché cavalli da corsa”. (Relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento sull’ attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, gennaio – giugno 2020). Le intercettazioni della Guardia di finanza hanno svelato l’investimento di Cosa nostra nell’ippica, con gare truccate in diversi ippodromi sparsi per il Paese. Gli episodi risalgono a due anni prima. Alcuni fantini sarebbero stati corrotti, altri avvicinati, per non vincere. Nelle intercettazioni, i boss parlavano anche di sostanze dopanti da somministrare ai cavalli. Tant’è che nell’inchiesta c’è anche la frode sportiva e il riciclaggio di denaro sporco realizzato attraverso l’acquisito di puledri. Diverse le gare truccate o alterate dal sodalizio, o con le buone, corrompendo, o con le minacce. “I cavalli rappresentano un investimento che produce reddito con gli incassi dei premi, ma ancor di più, il possesso di cavalli ha permesso e permette di infiltrarsi pervasivamente nell’ambiente degli ippodromi e nel settore delle corse ippiche”, si legge nell’Ordinanza di Custodia Cautelare. Tra gli investimenti del sodalizio mafioso ci sarebbe anche quello delle scommesse. Secondo i magistrati una vera corsa all’accaparramento di “punti gioco” e sale scommesse diffusi sul territorio che operano la raccolta delle scommesse sportive o del gioco d’azzardo on line. 

Illegalità diffusa

E l’uovo di Pasqua ha portato la corsa clandestina di cavalli. Così, come sorpresa inaspettata, regalo per una festività sommessa, quella pasquale del 2020, a causa delle ben note restrizioni dovute all’emergenza sanitaria in corso, curiosa trasgressione in piena quarantena e crisi, abbiamo scoperto che le bande di delinquenti anche a Pasqua e anche con il divieto di circolare, organizzano corse clandestine di cavalli. È successo a Sora (FR) la domenica di Pasqua 2020. L’attenzione scandalosa è stata posta, giustamente, alla violazione del divieto di andare in giro. Nel momento in cui tutti eravamo chiusi in casa, scene simili dimostrano ancora una volta quanto siano pericolose e sprezzanti della legalità simili azioni criminali. Ma a ben vedere, lo scandalo non serve a nulla se non si agisce radicalmente alla base. Le corse clandestine di cavalli si fanno sempre, non solo in questo periodo, e le persone fermate, secondo notizie apparse sulla stampa, appartengono ad una nota e vasta famiglia di sinti già coinvolta in serie infinite di inchieste e indagini, anche relative alle corse clandestine di cavalli e infiltrazioni malavitose nel mondo equestre. Lo scandalo fine a sé stesso non serve a niente se non si trasforma in ferma risposta istituzionale.  

Se non si comprende che questa attività criminale, oltre a sottoporre gli animali coinvolti a maltrattamenti e a condizioni di detenzione esasperate, rappresenta un mezzo di riciclaggio di proventi illegali, di controllo sociale e di dominio territoriale, il suo contrasto si limiterà solo, quando ci saranno, ad interventi spot, per nulla risolutivi del problema. Se si vuole vincere per davvero la lotta occorre adottare una visione strategica unitaria dei vari aspetti dell’illegalità zoomafiosa che incidono sul più vasto contesto della tutela della sicurezza pubblica e su quello della lotta alla criminalità organizzata: solo adottando iniziative investigative tipiche del contrasto ai sodalizi criminali si attuerà una strategia vincente, altrimenti continueremo con l’ipocrita indignazione fino alla prossima corsa clandestina.  

Per fronteggiare le corse clandestine da anni occorre l’adozione di provvedimenti efficaci e diretti come:  

  • controlli, anche di natura fiscale, sulla compravendita dei cavalli “dismessi” dall’ippica ufficiale per prevenire il loro riutilizzo nelle corse clandestine;
  • il divieto di circolazione su strada di mezzi trainati da animali;
  • l’inasprimento delle attuali sanzioni penali;
  • l’approvazione di una sanzione penale, sotto forma di delitto, per chi partecipa a qualsiasi titolo, anche in qualità di spettatore, alle corse clandestine;
  • il divieto di possedere cavalli, scuderie o attività inerenti l’ippica per i pregiudicati per reati a danno di animali, scommesse clandestine, gioco d’azzardo, associazione per delinquere e reati di mafia, anche attraverso l’adozione di misure di polizia, personali e reali.

 
Ciro Troiano
Criminologo, responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV