Molti cavalli da corsa sono non DPA (non macellabili) e non possono essere destinati al mercato dei mattatoi.
La regola, che certo vorremmo vedere applicata , ma per etica, a tutti gli equidi, è fatta per evitare che nella filiera alimentare finiscano animali che possono essere stati sottoposti a trattamenti farmacologici...ma siamo sicuri che questo avvenga?
Ciò che spesso succede, al riparo di occhi indiscreti, è ben diverso: dopo una vita passata al trotto e al galoppo, fra ostacoli, gare e, in molti casi, anche doping, i cavalli da corsa (anche non DPA, cioè non macellabili) devono fruttare qualcosa anche a fine carriera.
Il Tribunale di Varese, chiamato a giudicare il caso di un proprietario di cavalli che, falsificando i certificati, destinava al macello i suoi cavalli da corsa non DPA, ha però fornito un precedente esemplare nella giurisprudenza sui cavalli, e ha confermato un importante principio sull’art 544 bis c.p. ‘uccisione non necessitata’ in caso di macellazione clandestina di animali non destinati "al consumo" alimentare, condannando l’imputato ad un anno e sei mesi di reclusione, oltre a 640 euro di multa.
Carla Campanaro, avvocato e responsabile del nostro Ufficio legale, ci ha spiegato per filo e per segno perché questa sentenza è così importante, e perché giocherà un ruolo fondamentale per difendere i nostri amici cavalli: leggi il suo commento!