La protesta è contro l’uso dei primati nei laboratori dell’ateneo bolognese. Si chiede chiarezza e liberazione degli animali.
Nonostante la ricerca progredisca giorno dopo giorno verso una scienza human-based innovativa, l’ateneo bolognese ha deciso di investire fondi e ricercatori per causare inutili e lunghe sofferenze su macachi di Giava, specie per altro inserita nella lista di animali a rischio di estinzione nel 2022 e la cui principale minaccia è proprio la cattura e vendita a laboratori biomedici per la sperimentazione, nonostante il decreto vieti categoricamente l’utilizzo di primati non umani salvo casi eccezionali.
Grazie ai verbali di ispezione dell’ASL di Bologna, abbiamo scoperto che quattro macachi sono arrivati nello stabulario del Dipartimento di Fisiologia a distanza di circa un anno gli uni dagli altri (due nel 2022 e due nel 2023).
Questi documenti, importantissimi, sono il frutto di pressioni costanti e richieste di chiarimenti da parte dei cittadini, di alcuni rappresentanti della politica nazionale e di noi di LAV.
La documentazione ottenuta ci ha permesso di scoprire che i macachi vengono utilizzati per lo studio dei segnali neuronali emessi da determinate regioni del cervello e sottoposti a sessioni sperimentali molto invasive tramite apparecchi ferma testa e impianti cranici.
Questo tipo di ricerche sono collegate a sofferenze elevatissime (soprattutto per animali che hanno capacità cognitive così sviluppate): oltre al distress legato al confinamento in un luogo asettico fatto di sbarre metalliche e spazi limitati non adatti alla specie, si aggiungono le fasi di addestramento per compiere determinate azioni, limitazioni nei movimenti e molto altro.
Tutto questo è stato finanziato dall’Università stessa che, in un bando pubblicato nel 2021, destinava quasi 20 mila euro sotto forma di assegno di ricerca, per contribuire a questo studio antiquato e causa di enormi sofferenze per gli animali coinvolti. Lo stesso finanziamento avrebbe potuto contribuire a studi più all’avanguardia riguardo il cervello umano come - ad esempio - tramite modelli human based di organoidi cerebrali, oggetto di studio del Centro Piaggio dell’Università di Pisa, grazie al quale si sta dando un contributo concreto alla ricerca di una cura contro il Parkinson.
La battaglia di LAV contro la sperimentazione animale e a favore di una vera ricerca, innovativa e all’avanguardia va avanti da oltre 40 anni e negli ultimi sette anni siamo riusciti a ridare una vita degna di essere vissuta a quasi 50 macachi provenienti da laboratori biomedici dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Padova e Verona, ora ospitati nel centro di recupero di animali esotici Animanatura Wild Sanctuary di Semproniano.
Inoltre, proprio a Bologna, si è svolto recentemente il Ventennale del Comitato Etico dell’Emilia-Romagna in cui la Regione stessa si è pronunciata a favore di una completa transizione verso una scienza human-based, in linea con il volere dei cittadini europei ed italiani che hanno confermato, in un recente sondaggio, di volere una scienza basata su metodi sostitutivi (più dell’80% degli intervistati).
LAV chiederà immediatamente un incontro con il Rettore dell’Università di Bologna e alla Direttrice del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie, per poter ricevere ulteriori informazioni sullo stato psico-fisico dei macachi stabulati e sui progetti in corso a cui sono sottoposti, oltre che per ribadire la nostra disponibilità a dare tutto il supporto scientifico necessario affinché la linea di ricerca venga definitivamente chiusa.