10.000 macachi ogni anno vengono rapiti per essere destinati ai laboratori di sperimentazione. Migliaia di altri vengono allevati per essere torturati.
Il traffico di macachi dalle Mauritius verso i laboratori di tutto il mondo continua senza sosta, nonostante da quasi 10 anni noi di LAV, insieme alle coalizioni europee di cui facciamo parte, denunciamo l’inumanità e crudeltà delle procedure.
Dieci anni nei quali anche le norme europee hanno dato chiare indicazioni sull’importazione di queste specie dai Paesi di origine, tratta che deve essere chiusa al più presto.
I macachi di Giava vengono catturati con reti poste al di sotto degli alberi, in modo che spaventandoli, scendano a terra, dove con la forza vengono presi e sbattuti in piccole gabbie. La loro vita a quel punto viene bruscamente interrotta: dopo essere spostati in “monkey farm”, fattorie in cui sono fatti riprodurre senza sosta, vengono spediti al pari di pacchi postali nei laboratori europei ed americani: viaggi della morte che durano anche più giorni, chiusi nelle stive di aerei bui e rumorosi.
L’Italia è il terzo stato europeo per numero di primati usati per sperimentazione, mentre in Spagna è presente uno dei più grandi allevamenti di macachi d’Europa (nel 2022 è stato ampliato e ora può ospitare fino a 7000 macachi), contro la quale molte associazioni locali ed europee si stanno battendo con forza.
Oltre alle ovvie implicazioni morali e fisiche, dovute al commercio di animali destinati alla sperimentazione, bisogna prendere atto della gravità degli effetti indotti nel Paese di origine come il sostegno a pratiche di cattura illegali, il business economico che alimenta e i rischi per la salute umana vista la capacità di questi animali di poter trasmettere moltissime zoonosi anche mortali per l’uomo (herpes virus B, tubercolosi).
Non intendiamo volgere lo sguardo da un’altra parte: continueremo a batterci per i macachi ancora rinchiusi a Parma e a Bologna, come per tutti quelli strappati alle loro foreste o fatti riprodurre, come in una catena di montaggio, in nome una di una scienza retrograda e ormai superata.