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Vivisezione: la vita dei macachi in una scatola di plexiglass

Grazie alla denuncia dell’associazione Aboliccion Vivisection, siamo venuti a conoscenza di una ricerca aberrante.

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venerdì 06 dicembre 2024

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Tormentati e poi uccisi quando le sonde impiantate smettono di funzionare

Immaginatevi di vivere per 8 anni della vostra vita in gabbie metalliche, isolati dal resto del mondo, con un impianto cranico in testa e delle sonde inserite nel corpo, circondati da una lastra di plexiglass oltre la quale c’è un altro individuo, che condivide con voi un’esistenza assolutamente miserabile.

Alla frase precedente basterà sostituire il vostro punto di vista con quello di un macaco rinchiuso nel Centro di Ricerca Scientifica francese (Centre national de la recherche scientifique - CNRS ) , per comprendere cosa accade, ogni giorno all’interno di uno dei tanti laboratori di sperimentazione.

Grazie alla denuncia dell’associazione Aboliccion Vivisection, siamo venuti a conoscenza di una aberrante ricerca in cui, diversi macachi, tenuti in condizioni di isolamento sociale, potevano avere contatti con loro simili esclusivamente attraverso una parete di plexiglass.

Non potendo avere contatti diretti, l’unico modo per riuscire a soddisfare le loro necessità etologiche e sociali, era far finta di farsi grooming (spulciarsi) attraverso il vetro, un gesto tanto tenero, quanto triste e desolante per una specie che basa la sua esistenza sulle interazioni sociali.

Oltre all’inevitabile sofferenza a cui questi animali vanno incontro quando vengono costretti alla detenzione negli stabulari, si aggiungono veri e propri tormenti finanziati da fondi pubblici: ai macachi sono state impiantate sonde all'interno del corpo per poter misurare il battito cardiaco e quando le sonde non funzioneranno più gli animali verranno uccisi.

Tutto questo in nome di una ricerca la cui finalità scientifica è pari a 0, in quanto il comportamento di grooming è oggetto di studio da almeno 50 anni in soggetti liberi e che vivono in natura,

Quanto riportiamo non succede solo all’estero, basta ricordare i recenti casi di cui ci siamo occupati noi di LAV e per cui continueremo a batterci. Parliamo dei beagle e dei primati non umani costretti a terribili sofferenze nei laboratori di Aptuit e dei macachi di Parma, dei quali continuiamo a chiedere la liberazione.

Si tratta solo di alcuni esempi di un sistema malato che è necessario scardinare se vogliamo che la vera ricerca scientifica possa progredire.

Noi di LAV negli ultimi anni abbiamo finanziato progetti di ricerca animal-free, istituito bandi premio presso diverse università italiane e redatto dossier sui progetti finanziati dal Ministero della Salute.

Ora è il momento che il governo stanzi finalmente dei fondi costanti e consistenti per l'unica ricerca possibile: quella che non uccide animali.

FIRMA ORA LA NOSTRA PETIZIONE