Nuova sconfitta per Ministero della Salute e Università di Parma e Torino nella vicenda dei macachi utilizzati per l'esperimento Light Up, un caso che avevamo sollevato nel 2019 e che è stato oggetto, negli ultimi due anni, di un aspro contenzioso legale che ci ha visto in opposizione agli Atenei e al Ministero della Salute.
Il progetto sperimentale prevede lo studio di patologie umane della vista attraverso la lesione della corteccia cerebrale di macachi, a cui viene indotta la cecità. Al termine della sperimentazione è prevista la soppressione degli animali.
La vicenda era arrivata a un punto quasi finale, lo scorso febbraio, con una sentenza del Consiglio di Stato che in ultimo - dopo che l'esperimento era stato interrotto per ben due volte, per le criticità che mostrava - ne autorizzava la prosecuzione. Tuttavia quella stessa sentenza ci aveva dato ragione su alcune questioni dirimenti: tra queste, quella delle condizioni degli animali, per cui la Suprema Corte amministrativa riconosceva come il sistema di monitoraggio della salute e del benessere psico-fisico dei macachi fosse carente. Il Consiglio di Stato Il aveva accolto le nostre istanze, fornendo maggiori prescrizioni all’Università di Parma ed in particolare "l’obbligo imprescindibile, di effettuare e depositare rapporti periodici e frequenti che includano aspetti di competenza dell’etologo, e che si soffermino anche sulle condizioni di stress e di possibile interazione tra specie animali".
In base a questa sentenza, nell'ultimo anno, abbiamo richiesto copia dei report predisposti per monitorare le condizioni dei macachi. A questa richiesta la Direzione Generale dei Servizi Veterinari del Ministero della Salute ha opposto il suo diniego, ritenendoci non legittimati ad accedere a quella documentazione.
Da poche ore è stata depositata la sentenza che ci dà ragione: come LAV abbiamo diritto di ottenere informazioni sulla condizione degli animali e su ogni aspetto relativo alla garanzia del loro benessere anche per verificare il rispetto di ciò che il Consiglio di Stato, su nostro ricorso, ha ordinato all’Università emiliana. Il TAR, nella sua sentenza, riconoscendo lo scopo statutario della nostra associazione, afferma che "le questioni dedotte in giudizio – che, contrariamente a quanto affermano le Amministrazioni resistenti, sono tutt’altro che generiche – sono volte alla tutela della salute degli animali e non sono un “manifesto politico” finalizzato alla mera diffusione dei propri orientamenti in materia di benessere del mondo animale”.
"Stanno accecando i macachi, volevano accecare anche l'opinione pubblica. Ma la magistratura ancora una volta ha detto no", ha dichiarato Gianluca Felicetti, presidente LAV, commentando la sentenza.
"Il criterio per cui la sperimentazione sugli animali possa continuare a essere una pratica occulta, gestita solo dagli sperimentatori, senza controlli di organi terzi, senza un monitoraggio approfondito e trasparente sulle procedure di gestione degli animali e di riduzione del loro stress e dolore, trova oggi una nuova battuta di arresto. Il TAR con questa sentenza tutela pienamente il diritto dei cittadini rappresentati dalle Associazioni animaliste e delle comunità scientifiche a sapere cosa avviene dietro le porte dei laboratori, in Atenei pubblici, in progetti di ricerca sostenuti con fondi pubblici".
Forti di questa sentenza, torniamo a chiedere che i rapporti sul benessere degli animali oggetto di sperimentazione non siano a firma del personale coinvolto nel progetto, come ormai prassi, ma siano affidati a un ente esterno imparziale, che possa verificare il loro benessere in ogni momento.
Chiediamo inoltre che il Ministero della Salute ascolti le richieste del Consiglio di Stato che chiede che del contenuto di questi report il Ministero della salute faccia "attento studio, per rilevare tutte le eventuali criticità e per porvi tempestivo rimedio".