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Macachi di Parma: continuiamo a lottare per liberarli

Gli animali sono stabulati all’Università di Parma ormai da più di 3 anni. Il Ministero della Salute intervenga subito e risponda alle nostre richieste.

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Ultimo aggiornamento

lunedì 13 febbraio 2023

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Mancano informazioni adeguate a definire l’effettivo stato di salute degli animali rinchiusi nei laboratori

Stiamo ancora lottando per voi. Questo è il messaggio che vorremmo far arrivare ai macachi stabulati all’Università di Parma da ormai più di tre anni e a tutti gli animali ancora rinchiusi nei laboratori.

Nel 2019, quando siamo venuti a conoscenza del progetto Light-up, che prevede l’utilizzo di macachi (resi prima ciechi e poi uccisi), ci siamo immediatamente attivati per tentare di fermare questa inutile crudeltà. Dopo aver raccolto più di 460 mila firme con una petizione online, abbiamo organizzato un corteo a Torino in cui migliaia di persone si sono unite al grido unanime di #CiVediamoLiberi. Contemporaneamente, l’impegno sul fronte legale ha contribuito ad ottenere una vittoria storica: il Consiglio di Stato ha sospeso, per la prima volta in Italia, un progetto “scientifico”, mettendo in discussione il rispetto della legge e del valore della vita degli animali chiusi nei laboratori.

Purtroppo, la sospensione è stata successivamente rigettata e gli esperimenti sui macachi sono ricominciati. Ma il Consiglio di Stato ci ha dato ragione rispetto alla carenza di informazioni sul benessere degli animali, definendo “scarni” i report forniti dall’Università e ribandendo la gravità degli esperimenti che verranno condotti su “primati vivi, senzienti, dei quali è indotta la cecità, con indubbia sofferenza”.

Se da un lato abbiamo proseguito l’attività sul campo con manifestazioni e cortei in diverse città italiane, dal punto di vista normativo abbiamo intrapreso molteplici azioni legali per ribadire la nostra volontà a far interrompere questo progetto. Inoltre, abbiamo evidenziato come, con i fondi pubblici stanziati dall’ERC – il Consiglio Europeo della Ricerca - siano stati spesi oltre un milione e seicentomila euro per questo studio invece di finanziare sperimentazioni senza uso di animali e dare maggiore assistenza alle persone con problemi visivi.

Abbiamo chiesto di ricevere copia delle relazioni semestrali per verificare il rispetto della sentenza e, dopo essere stati costretti ad altri ben due ricorsi al Tribunale Amministrativo, nonostante la nostra piena legittimazione ad averle, le abbiamo finalmente ottenute. Queste relazioni – nella teoria – dovrebbero rispettare quanto deciso dal Consiglio di Stato e garantire il benessere degli animali. Per questo, abbiamo chiesto anche i pareri dell’organismo preposto al benessere degli animali OPBA (che dovrebbe fungere da filtro, ma chiaramente è interno all’ateneo dove si conducono gli esperimenti) e del valutatore esterno, che di fatto appartiene all’Istituto Superiore di Sanità, costola del Ministero della Salute che deve valutare il progetto.

Tutte le relazioni che siamo riusciti ad ottenere, ben 7 (il cui contenuto è stato frattanto, in parte, persino pubblicato su questa pagina), si sono rivelate un generico racconto estremamente soggettivo, in cui mancano dati quantitativi che diano una prova precisa di ciò che accade all’interno del laboratorio. Inoltre, lo stato di benessere viene valutato sulla base del fatto che gli animali si nutrono, bevono e non sono presenti comportamenti anomali, ma quest’ultima informazione non è supportata da dati precisi: per quanto tempo gli animali sono stati osservati? e con quale metodologia? Gli animali non hanno vie di fuga accessibili liberamente, con ripercussioni sulle interazioni con i loro simili che ha portato a colluttazione e ferite.

Ciò che sappiamo per certo è che i macachi dello stabulario di Parma, ad oggi, “vivono” con un impianto cranico e sono costretti all’immobilità su sedie contenitive, con una ghigliottina che controlla la testa, per lunghi periodi e quasi tutti i giorni della settimana.

Queste nostre considerazioni sono state confermate da diversi collaboratori internazionali, a cui ci siamo rivolti per poter analizzare a fondo le relazioni scritte dall’Università. Vari esperti del benessere animale e della primatologia hanno concordato sul fatto che questi report non permettono di capire realmente in quali condizioni psicofisiche si trovano i macachi oggetto di sperimentazione a fronte, anche, dell’invasività del progetto che comporta interventi chirurgici, costrizioni fisiche e morte.

Da un anno inviamo lettere al Ministero della Salute dettagliate con l’obiettivo di mettere in luce le criticità riscontrate e ribadire le prescrizioni fatte dal Consiglio di Stato, ma non ci ha mai risposto. Dopo questo lungo silenzio, le domande nascono spontanee: il Ministero non ci risponde perché vuole continuare a non intervenire appoggiando gli sperimentatori e il dipartimento coinvolto? Non è in grado di assolvere al suo compito di controllore-autorizzatore? O non considera le nostre richieste importanti? Michela Kuan, area Ricerca Senza Animali

LAV non intende fermarsi davanti a questa indifferenza istituzionale. Chiediamo quindi un’altra volta che le nuove relazioni sul benessere vengano pubblicate e che le stesse siano dettagliate e puntuali (come per altro richiesto dal Consiglio stesso con sentenza n. 1186/2021), nella speranza che questa lunga tortura perpetuata sui macachi venga interrotta definitivamente.

Siamo ancora attivi sul territorio con manifestazioni e proteste, anche se istituzioni locali, nazionali e università sono un muro di gomma che non vuole ascoltarci. Noi non molleremo e ribadiamo la richiesta di liberare subito i macachi e interrompere l’inutile sperimentazione. Invitiamo tutti a continuare a firmare la petizione. Michela Kuan , area Ricerca Senza Animali