Ad aprile 2017 un lupo venne dapprima ucciso per strangolamento con un laccio, poi scuoiato e infine appeso a un segnale stradale al confine tra Suvereto e Monterotondo Marittimo, tra le province di Grosseto e Livorno. Ulteriore sfregio all’animale, un cartello scritto a mano riportante la scritta: “No agli abbattimenti – Si alla prevenzione”. Un episodio efferato e crudele che si aggiungeva ai numerosi già accaduti nell’entroterra grossetano negli anni precedenti. Questa volta, però, le indagini, grazie all’adozione di sofisticate metodologie utilizzate anche negli omicidi, hanno consentito di individuare un giovane allevatore di Riotorto, quale imputato nel procedimento che si è aperto oggi presso il Tribunale di Grosseto.
Nel corso della prima udienza noi di LAV è stata ammessa parte civile e potrà quindi partecipare attivamente, affinché il responsabile venga condannato senza alcuna attenuante.
“L’uccisione di un lupo, oltre a rappresentare una grave violazione delle norme nazionali e europee poste a sua tutela, rappresenta un atto violento e inaccettabile che deve essere perseguito e punito con il massimo della pena”, dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV, Area Animali Selvatici.
Il fatto che il lupo possa predare gli animali negli allevamenti non deve mai rappresentare una giustificazione per la giustizia “fai da te” come accaduto in questo caso. Esistono strumenti di prevenzione estremamente efficaci utilizzati anche in Maremma: gli allevatori che non si affidano a questi sistemi diventano quindi gli unici responsabili delle predazioni, considerato che la presenza dei lupi è oramai consolidata da anni.