Ci opponiamo ad ogni provvedimento di uccisione, non è questa la modalità corretta di intervento.
Da Il Dolomiti di ieri apprendiamo che l'ISPRA, l'Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale, fortemente sollecitato dal Ministero dell'Ambiente, ha presentato alcuni protocolli tecnici in cui sarebbero fissate le quote massime uccisioni di lupi suddivise per Regione e per le Provincie autonome di Trento e Bolzano.
In base al censimento nazionale della popolazione italiana di lupi svolto nel 2021, le uccisioni sarebbero applicabili su una percentuale tra il 3 e il 5%, dunque tra 100 e 160 lupi sui circa 3.300 presenti nella penisola.
Le presunte ‘quote' servono solo a far contenti, nella forma ma non nella sostanza, allevatori e cacciatori che non tollerano la presenza dei lupi. Si tratta di un inutile imbroglio patrocinato dal Ministero dell'Ambiente, che dovrebbe invece concentrarsi sulla promozione delle tecniche per mitigare l'impatto di questi predatori e sulla valorizzazione della loro presenza nel territorio nazionale.
A CHE PUNTO SIAMO CON LA PROTEZIONE DEI LUPI
Nulla è cambiato dal punto di vista della tutela rigorosa che deve essere assicurata ai lupi nel nostro Paese. Fin dal 1992, anno di approvazione della Direttiva Habitat, è possibile uccidere i lupi ricorrendo alle deroghe concesse dalla stessa Direttiva attraverso l'Articolo 16.
L' Articolo 16 richiede però tre condizioni per esercitare la deroga al divieto di uccidere qualsiasi animale che goda della suddetta tutela: non basta che lo stato di conservazione della sua popolazione sia ritenuto soddisfacente, ma l'uccisione deve risultare necessaria per risolvere specifiche e gravi problematiche e, soprattutto, non devono esistere misure alternative valide per risolvere tali criticità, che invece, come tutti sappiamo, esistono e sono estremamente efficaci. Infatti è lo stesso ISPRA a chiarire che esistono vincoli estremamente rigidi per le Regioni e le Provincie autonome, ribadendo la necessità di implementare politiche di prevenzione e mitigazione del danno incruente, o di migliorare le strategie già attuate.
Purtroppo, com'è noto, lo stato di protezione del lupo è già stato indebolito ai sensi della Convenzione di Berna lo scorso dicembre, ma tale modifica normativa non è ancora stata recepita nella Direttiva Habitat , che continua così a garantire la massima tutela del lupo.
Ad ogni modo, la volontà di sparare sui lupi non è altro che un'irricevibile posizione ideologica, infatti la sua efficacia nel limitare il loro impatto sulle comunità umane è ampiamente messa in dubbio dalla letteratura scientifica specialistica, diversamente dalla comprovata efficacia delle tecniche non letali, e la stessa Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha chiarito che tale misura difficilmente appianerà il conflitto socioeconomico legato alla presenza di questi predatori.