Solo nella giornata di ieri ben tre lupi sono stati uccisi dai bocconi avvelenati al confine tra Liguria e Piemonte. Una mano vigliacca ha disseminato esche al veleno con il chiaro intento di uccidere i predatori, risparmiandone le prede, normalmente molto ambite dai cacciatori.
Lo spargimento di bocconi avvelenati è una pratica che all’interno del mondo venatorio era del tutto legale fino al 1977. Sono passati oramai quarant’anni, ma vista l’elevata età media dei cacciatori, non c’è dubbio che molti di coloro che usavano i bocconi avvelenati sono tutt’ora in attività.
Il lupo svolge una fondamentale funzione di “regolatore” naturale delle presenze faunistiche, soprattutto degli ungulati spesso accusati di produrre danni all’agricoltura. Una funzione che smaschera la favola del “cacciatore ecologista” di colui cioè, che fa un lavoro sporco ma necessario a mantenere gli equilibri naturali. E’ evidente però che l’unico interesse del cacciatore è continuare a uccidere e quindi ogni animale predato dai lupi diventa per lui un animale in meno a cui sparare.
La legge nazionale sulla prevenzione degli incendi boschivi, istituisce automaticamente il divieto di caccia per dieci anni nelle aree percorse dal fuoco. In piena analogia chiediamo che anche le zone interessate dallo spargimento di bocconi avvelenati siano precluse all’attività venatoria per un periodo di dieci anni.
Foto: Il Secolo XIX