Le priorità italiane di Lollobrigida: contro carne coltivata, animali selvatici e specie 'aliene'
Un volantino di Coldiretti, disegnato come un fumetto e diviso in due colonne per separare i buoni dai cattivi, proprio come si faceva a scuola: il cibo naturale da quello “sintetico”. E, a seguire, una raccolta firme che, in base ai dati riportati sulla stampa nazionale, avrebbe coinvolto 3.000 Comuni, 20 Consigli regionali e 2 milioni di italiani, che si sarebbero schierati dalla parte dei buoni, sottoscrivendo un manifesto ideologico e antiscientifico, privo di dati e argomenti fondati, spinti dal richiamo emotivo.
Questa la base su cui il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, insieme al ministro della Salute Orazio Schillaci, ha ritenuto di dover presentare un Disegno di Legge per vietare la produzione, il possesso e la vendita della carne coltivata in Italia, nonché contribuire alla proposta di un emendamento parlamentare per vietare l’uso della denominazione di “carne” e affini per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali – cosiddetto meat sounding - criticato persino dall’Unione delle Imprese del Food di Confindustria come un provvedimento che “rischia di disorientare il consumatore”.
UNA LEGGE NON LEGITTIMA
Disegno di Legge, con annesso emendamento, approvata dalla Camera lo scorso 16 novembre, oggi in attesa della firma del Presidente della Repubblica Mattarella, e che entrerà in vigore a 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Una legge che non è legittima in quanto, lo ricordiamo al Ministro, il tema dei “novel food” (i nuovi cibi che possono essere immessi sul mercato) è tema che sottostà alla normativa europea e soprattutto alle decisioni dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), e l’Italia, essendo parte integrante dell’Unione Europea e avendo approvato la normativa succitata, non può imporre limiti al commercio come quello previsto dalla Legge in questione. Ma dovrebbe saperlo bene, il Ministro Lollobrigida, che all’inizio di quest’anno si è speso in una lunga manfrina contro la presenza di insetti nei cibi in vendita nel nostro Paese, emanando tutta una serie di decreti ministeriali - relativi a etichettatura e scaffalatura dedicata a questo genere di prodotti – mai stati pubblicati e, di conseguenza, mai entrati in vigore, proprio perché sovrastati dalle autorizzazioni di EFSA.
A DIFESA DI CITTADINI E MADE IN ITALY?
Obiettivo dichiarato del ministro Lollobrigida: difendere la salute dei cittadini italiani e tutelare i prodotti made in Italy e, con loro, gli agricoltori e gli allevatori italiani che li producono. Peccato che il cosiddetto “buon cibo” del Ministro sia prodotto per oltre il 90% in allevamenti intensivi, vere e proprie fabbriche animali che nulla hanno di naturale e sono responsabili di gravissimi danni non solo all’ambiente, ma anche e soprattutto alla salute umana.
E peccato anche che gli agricoltori e gli allevatori italiani, oggi, avrebbero bisogno di ben altre tutele, di cui però il Ministro non parla, soffermandosi solo sul fatto che la produzione e il commercio di carne coltivata potrebbero creare un’industria alternativa, antagonista e lesiva delle produzioni locali. Eppure, sono altre le realtà che stanno già mettendo in ginocchio le due categorie sopracitate, realtà ambientali e geopolitiche: in primis il cambiamento climatico, e i danni ambientali che ne sono conseguiti, a seguito di alluvioni, siccità, gelate improvvise, che stanno mettendo a rischio la tenuta delle coltivazioni e degli allevamenti; secondo poi, i conflitti fra Stati, come l’ancora attuale guerra fra Russia e Ucraina, che fin dall’inizio ha causato una maggiorazione sia dei prezzi dell’elettricità, necessari all’agricoltura e al funzionamento delle strutture di allevamento – basti pensare a luci, impianti di irrigazione, impianti di areazione, trasporto – sia dei prezzi dei mangimi da destinare agli animali. Spese elevate, a cui i piccoli e medi agricoltori e produttori italiani non riescono a far fronte.
AUMENTO DEI PREZZI E CALO DI PRODUZIONE
A questo proposito, si guardi all'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli su base annua, che nel 2022 è stato quasi il triplo dell’anno precedente, difficilmente gestibili dalle realtà minori, che tuttavia rappresentano una quota trascurabile per il Ministro, che si dimostra interessato ad esse solo quando è funzionale alla sua narrativa demagogica. Incrementi di prezzo di analoga entità sono confrontabili solo con quelli registrati negli anni ’70 e, benché gli aumenti abbiano interessato tutti i gruppi merceologici, quelli maggiormente toccati sono stati quelli dei foraggi (+40,4%), dei cereali (+39,5%), del pollame (+33,4%), delle uova (+27,6%) e del latte (+26,6%).
Inoltre, si tenga conto anche del calo dei volumi di produzione, che nel 2022 ha caratterizzato tutti i comparti produttivi, fatta eccezione per quelli frutticolo, florovivaistico e le attività secondarie. Alcuni esempi sono, -17,5% per i legumi, -13.2% per i cereali, -9,9% per le coltivazioni foraggere. Analogamente anche il comparto zootecnico ha visto un calo delle produzioni, registrando una flessione negativa per le carni suine e i volumi produttivi di latte e miele (Report economia agricola 2023, Istat).
Ma non importa, perché il Ministro Lollobrigida ha ben altro a cui pensare, come appunto al divieto della carne coltivata.
Tema caldissimo, perché prioritario per alcuni gruppi
d’interesse che in Italia hanno urgente necessità di vedere soddisfatte le loro
aspettative. E allora eccolo, il divieto, elevato in
breve tempo a desiderio e poi a volontà generale.
Divieto che consentirà di mantenere alti i
guadagni della produzione e vendita di carne, certo, a beneficio però solo dei grandi gruppi, delle grandi
concentrazioni di proprietà e della grande distribuzione organizzata, non
certo ai piccoli allevatori, al mondo cosiddetto rurale che lui dichiara di
voler difendere.
Potranno goderne ora Coldiretti il cui presidente si sente libero di aggredire parlamentari eletti a Montecitorio nella pubblica piazza, e McDonald’s, emblema del modello alimentare nordamericano, con record di obesità e altre malattie legate alla sovralimentazione, non certo simbolo della dieta mediterranea e della buona tavola italiana, che da qualche mese – marzo 2023 – hanno siglato nuovamente il loro accordo di partnership con cui “valorizzare insieme la filiera agroalimentare italiana e potenziare la sostenibilità del settore zootecnico”.
Dall’accordo si deduce che McDonald’s si impegnerà a utilizzare solo carne made in Italy, sebbene - come molti sanno - oggi la carne definita “italiana” è spesso anche quella che proviene da animali allevati all’estero, che giungono in Italia per terminare la loro vita, essere uccisi e macellati nel Paese. Questo, ad esempio, il caso dei suini che arrivano massicciamente dalla Danimarca per finire negli allevamenti che produrranno prosciutto di Parma, oppure prosciutto San Daniele, solo per citarne due. O il caso dei vitelli che arrivano, per esempio, dalla Francia, per essere poi ingrassati e macellati in Italia.
CARNE DAVVERO ITALIANA DUNQUE?
Non sembrerebbe. D’altra parte, lo stesso Slow Food ha dichiarato che l’accordo sembra avere più una valenza commerciale e di marketing, che una validità nella valorizzazione della biodiversità e del made in Italy, della sostenibilità, del “benessere animale”. Inoltre, ricordiamo al Ministro che, purtroppo, italiano non è sinonimo di sostenibile né di etico, come mostrato quotidianamente da innumerevoli inchieste e approfondimenti che attraversano il comparto zootecnico di tutta Italia.
Mentre favorire e sostenere la ricerca e l’attività economica che si sta sviluppando intorno al tema dell’agricoltura cellulare, quello sì avrebbe rappresentato una presa di posizione lungimirante e di vero rilancio del Made in Italy al passo con l’evoluzione della società e con la necessità di salvaguardare il nostro Pianeta. Si tratta infatti di una legge ideologica, priva di fondamento e lesiva delle possibilità anche di sviluppo economico futuro del nostro Paese.
LO STERMINIO DI ANIMALI SELVATICI E SPECIE "ALIENE"
E ancora, in questi mesi, il Ministro Lollobrigida ha avuto urgenza - e pressione - di occuparsi della guerra agli animali selvatici, in una costante crociata contro lupi e orsi; di osteggiare la diffusione delle specie cosiddette aliene, in una ostinata ricerca di ricette per gustare al meglio il granchio blu, e tanto altro, danneggiando per primi gli animali, ma anche tutti i cittadini e le cittadine italiane, con provvedimenti che allontanano il Paese dal progresso, dall’innovazione, dalla tutela della salute, dal rispetto della vita.
Ma in fondo se, come accaduto qualche giorno fa, il Ministro dà per scontato che si possa ottenere una "fermata ad hoc" del Frecciarossa Torino-Salerno alla stazione di Ciampino solo per l’incarico da lui ricoperto, cosa vogliamo aspettarci di diverso?
Difficile rivedere e stabilire al meglio le priorità per il benessere del Paese tutto, quando il benessere di qualcuno viene sempre prima e a scapito di tutto il resto.