La questione animale si impone ogni giorno come un interrogativo sempre più urgente e assume aspetti che interessano ogni singolo cittadino, se pensiamo ad esempio alle implicazioni tra allevamenti, impatto climatico e salute. Avere rispetto e considerazione per gli altri viventi, significa contribuire a creare le condizioni per rendere questo Pianeta un luogo accogliente e vivibile.
“La politica degli animali” di Gianluca Felicetti (edizioni
People)
è un libro utile per capire cosa c'entrano gli animali con la politica. Per comprendere i grandi temi della loro protezione, dei loro diritti, le battaglie contro la caccia, gli allevamenti, la sperimentazione, l'uso negli spettacoli, le pellicce:
tutto questo è “fare politica”? E perché dovremmo sentirci tutti, ma proprio tutti, coinvolti su questi temi?
La lettura di questo libro potrà essere illuminante per ogni singolo cittadino, al di là delle preferenze politiche, per essere “
sul fianco” di chi la politica “
la fa”, dal Governo ai Parlamentari e ai senatori fino a tutte le forze po- litiche e ai loro rappresentanti istituzionali:
far arrivare la nostra voce, le nostre istanze, alle istituzioni è un impegno che ci contraddistingue da quasi 50 anni come associazione. Ma anche firmare una nostra petizione, organizzare un tavolo informativo o scendere in piazza per protestate, come abbiamo fatto, di recente, in migliaia contro lo scempio della caccia, fa parte di un indispensabile, importante impegno politico per gli animali e per il nostro futuro, da coltivare con costanza e con l'impegno di tutti.
Ne parliamo con Gianluca Felicetti e con l'editore Giuseppe Civati, certi che solo la lettura del libro potrà rispondere a molte altre vostre domande.
Dunque, la questione animale è questione politica? Ma è anche una questione sociale, culturale, etica e, perché no, di salute?
Sì. Liberare gli animali dai maltrattamenti, salvarli da chi li vuole uccidere è un impegno civile e questo fa bene a tutta la società, coltivando la pace anche fra le specie e il rispetto delle diversità. Quando manifestiamo contro la vivisezione ci battiamo anche per una gestione diversa della salute e affinché venga finanziata solo una ricerca utile a favore degli esseri umani, quando ci opponiamo all'allevamento degli animali stiamo dando uno dei contributi decisivi al contrasto dei cambiamenti climatici e per un'alimentazione umana che aiuti anche il Sud del mondo a non essere più rapinato delle sue proteine vegetali utilizzate oggi a ingrassare animali in Europa e Nord America per diventare latte e bistecche.
Perché continuiamo a prendere granchi?
La scorsa estate non si è parlato d'altro, il problema da risolvere era la comparsa dei “granchi blu” nei nostri mari. Dopo decenni di silenzio sul commercio degli animali “stranieri” e l'introduzione di specie già braccate nei loro Paesi e che da noi continuano a esserlo perché considerate “invasive”. Un sistema perverso e a pagarne le conseguenze più negative, prima e dopo, sono sempre gli animali.
Quale funzione svolge l'Intergruppo parlamentare animali e che ruolo ha LAV?
Nel 2002 abbiamo avuto l'intuizione di creare un raccordo fra i parlamentari disponibili sui temi animalisti, a prescindere dalla loro appartenenza politica. Siamo così riusciti a creare delle maggioranze trasversali che hanno portato all'approvazione di Leggi importanti, quella che ha fermato la tortura dell'allevamento degli animali per farne pellicce, citando solo l'ultimo caso. Noi creiamo un raccordo diretto con il mondo tecnico-scientifico così come quello delle proteste nelle piazze e traduciamo numeri e istanze in proposte legislative.
In che modo gli animali ci rendono più umani?
Con il solo loro sguardo, con la loro presenza, ci ricordano chi siamo, o dovremmo essere, effettivamente fratelli e sorelle di questa avventura di vita sulla Terra. Loro non conoscono differenze sociali, di religione, economiche. Le loro esigenze etologiche per vivere una vita degna di essere vissuta sono quelle che dimentichiamo o rinneghiamo a noi stessi. E che gli umani tentano di portargli via in ogni maniera.
Un 20enne di oggi può avere una visione chiara del suo futuro, e una consapevolezza maggiore, rispetto alle generazioni che lo hanno preceduto? Mi riferisco a temi come i cambiamenti climatici, le scelte alimentari e di vestiario, all'uso di animali nella ricerca e negli spettacoli.
Visione e consapevolezza se la deve costruire ma, certo, rispetto a quando ho avuto io 20 anni, oggi non si può dire “non lo sapevo”. Anche perché, e non è poco, oggi per le alternative che esistono e sono a portata di mano, è molto più facile. Importante oggi come allora è dargli almeno un'occasione per cambiare. È quello che proviamo ogni giorno a fare grazie alla LAV.
Ciascuno di noi può essere parte attiva del cambiamento oppure, senza un percorso comune, è difficile andare lontano?
Ognuno di noi può fare la differenza. Non solo per sè stesso ma per tutte e tutti. Ma oltre a cambiare noi dobbiamo cambiare la politica. Perché un sì o un no di un decisore pubblico può condannare o salvare molti più animali.
Giuseppe Civati editore di People e de “La politica degli animali”
La casa editrice People pubblica “La politica degli animali”. Abbiamo rivolto alcune domande all'editore Giuseppe Civati, con un trascorso proprio in politica.
Come è nata l'idea di questo libro?
La questione del pieno riconoscimento politico dell'animalismo è diventata, negli ultimi anni, sempre più urgente e ciò ci ha portato a un confronto con Gianluca Felicetti sulla base della sua lunga esperienza e del suo ruolo di rilevanza nazionale. Ci siamo affidati a lui per ricostruire quanto è successo negli ultimi anni e quanto si potrà fare in futuro, nella speranza che il cambiamento culturale che è già in atto trovi finalmente rappresentanza nella politica istituzionale, a ogni livello.
L'impegno per gli animali è spesso considerato questione marginale. Non pensa che andrebbe incentivato fin da giovani?
In verità l'impegno per gli animali è popolarissimo tra le persone, così come è molto diffuso il volontariato, in ogni fascia d'età. Il problema è costituito dalla scarsa considerazione del suo valore politico: la politica lo ha sempre considerato un tema di secondo piano, senza coglierne l'importanza, soprattutto in relazione a ciò che stiamo vivendo con l'emergenza climatica. E gli animalisti – non solo loro, per la verità – diffidano della politica. Dobbiamo provare a rompere questo schema e ad aprire una riflessione più vasta. “La politica degli animali” è in questo senso uno strumento che ritengo molto importante, anche per rilanciare il rapporto, per me strettissimo tra animalismo e ambientalismo.
Lei è stato consigliere regionale in Lombardia e poi deputato. Qual è stata la sua esperienza riguardo le tematiche animali e in cosa la politica deve cambiare?
La “passione” per la caccia in alcune regioni, tra cui la mia, e le ultime decisioni dell'attuale Governo in merito, nonché l'assurdo dibattito sul divieto della carne coltivata (che chiamano maliziosamente sintetica forse perché è la sintesi di tutte le nostre contraddizioni), mi fanno pensa re che ci sia molto da fare. Lo stesso vale per gli allevamenti intensivi e, in generale, per l'educazione alimentare, altro tema considerato “di nicchia” e invece di enorme portata. Ci vuole una “politica degli animali”, appunto!