Come ogni anno le Isole Faroe tornano a sollevare orrore e rabbia. Domenica scorsa, infatti, nella tradizionale caccia che da secoli si svolge nel Paese, sono stati massacrati oltre 1.500 delfini macchiando il mare di color rosso sangue, e facendo il giro del mondo.
La Grindadrap, così si chiama questa pratica barbarica, consiste nel trascinare i mammiferi, soprattutto delfini e balene, a riva e poi massacrarli con dei coltelli. Ogni anno vengono sgozzate circa 600 balene e 35-40 delfini. Un massacro inaccettabile che quest’anno ha raggiunto un macabro primato, dato che solo nel 1940 – annus horribilis – si sfiorò un numero simile, con 1200 uccisioni.
La vicenda delle Isole Faroe, come il caso analogo di Taiji in Gippone, rappresenta un abominio perpetrato con la scusante della “tradizione” ed è uno degli esempi più cruenti di come l’essere umano si imponga, uccida, torturi, sfrutti gli altri animali non umani.
La mattanza in questione appare ancor più sanguinosa per via delle specie interessate, e per il triste spettacolo che offre mediaticamente. Eppure, questa violenza è quotidiana: negli allevamenti intensivi, nel traffico di specie, nella caccia, massacri di questo tipo accadono ogni giorno.
Il giustificare tale ecocidio come “tradizione”, è un insulto alla storia dell’umanità, che nel tempo ha dimostrato di sapersi migliorare ed evolvere, abbandonando molte pratiche violente, in precedenza accettate per motivi sociologici e culturali.
Rivolgiamo un appello al Governo della Danimarca, di cui le Isole fanno parte, e al Governo autonomo delle Faroe affinché diano dimostrazione di civiltà – che, parafrasando Gandhi, si misura si misura dal modo in cui un popolo tratta gli animali – vietando per sempre questa assurda mattanza.
Andrea Casini
Responsabile LAV Area Animali Esotici
Foto: (C) Blueplanetsociety