I passi avanti sono velocissimi, stanziare fondi per i modelli human-based è urgente.
L' Intelligenza Artificiale come nuova frontiera nello sviluppo dei farmaci, non è fantascienza, ma quanto già in atto grazie a "robot chimici".
Infatti, come pubblicato su Nature, il sistema Coscientist è in grado di apprendere e replicare le reazioni chimiche, oltre a prevedere la forma tridimensionale delle proteine disegnando farmaci e individuando bersagli terapeutici grazie a un enorme potenza di calcolo.
L' Intelligenza Artificiale,
quindi, entra nei laboratori e affianca gli scienziati in un futuro che è già
presente e che lavora in un cosiddetto wet lab, un laboratorio in cui le
sostanze chimiche vengono testate utilizzando acqua, ventilazione diretta e
programmi di simulazione con una serie di reti neurali.
Il ricercatore italiano Michele Vendruscolo, impegnato all'Università di Cambridge con l'IA nella lotta all'Alzheimer, afferma
che “questi strumenti saranno sempre più utilizzati. Attualmente nello
sviluppo dei farmaci si ha un tasso di fallimento di oltre il 90% e lo si deve,
principalmente, a un'efficacia clinica limitata, alla presenza di tossicità o
effetti collaterali, a un profilo farmacocinetico inadeguato.
Un candidato
farmaco entra in sperimentazione clinica dopo lunghi passaggi di selezione e
valutazione preliminare su animali che, al di là delle questioni etiche, non
sempre simulano in modo adeguato la fisiologia umana. Con l'IA, invece, si
possono preparare su misura molecole con molte delle proprietà desiderate e con
gli organi su chip testarle rapidamente e in sicurezza: così si abbattono i
tempi e si riducono i tassi di insuccesso".
In contemporanea si afferma la tecnologia degli organi su chip per simulare le malattie. Secondo la rivista Frontiers in Pharmacology, la poca efficienza dei modelli animali per testare i farmaci (e per fare previsioni su effetti terapeutici, anche avversi, nell'uomo) è la ragione principale dei fallimenti nello sviluppo di molti medicinali. Si tratta di un dato che denunciamo da decenni, poiché la vivisezione non è solo un enorme danno per i milioni di animali che muoiono dopo sofferenza e sfruttamento, ma anche per i malati in attesa di una cura che non arriva a causa dell'elevato indice di fallimento della sperimentazione animale, in cui si continua a pretendere che l'uomo sia un grande topo.
Ad esempio, partendo da una cellula di pelle del paziente si possono produrre cellule staminali su misura, tutte con la stessa mutazione responsabile della malattia di cui è affetto. La stessa procedura è percorribile virtualmente per qualsiasi malattia, con il vantaggio di accelerare i test preclinici di nuovi farmaci e migliorarli, abbandonando il modello animale che non è mai un sovrapponibile a quello umano.
Considerato che:
Rinnoviamo l'appello al Ministro dell’Università e della Ricerca, Prof.ssa Anna Maria Bernini, per chiedere che almeno l’1% dei fondi stanziati dal PNRR (attualmente 9,09 miliardi di euro) sia destinato allo sviluppo e all’implementazione di modelli animal-free.