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Allevamenti ed emissioni: Milano terza città più inquinata del mondo

In Pianura Padana non si respira, anche a causa degli allevamenti che continuano ad essere strafinanziati.

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Ultimo aggiornamento

martedì 20 febbraio 2024

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La transizione alimentare è urgente e necessaria: le Istituzioni devono prenderne atto

Sono settimane che in Pianura Padana e in particolare a Milano i livelli di polveri sottili nell’aria superano il valore guida di tollerabilità sancito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ma nel fine settimana del 17-18 febbraio i valori di inquinamento hanno toccato picchi particolarmente alti, consacrando Milano come terza città più inquinata del mondo.

Stando al sito svizzero IQAir, domenica l’aria di Milano è risultata la terza peggiore del mondo, con indice 193, dietro solo le superinquinate Lahore (Pakistan) e Dacca (Bangladesh), segnalando anche che la concentrazione di PM2.5 (le polveri più sottili sospese in aria) a Milano è attualmente 27,4 volte il valore soglia annuale della qualità dell’aria indicato dall’OMS.

(Copernicus/Cams - foto da articolo Corriere della Sera)

Secondo i dati ISPRA, l’agricoltura rappresenta il 94% delle emissioni nazionali di ammoniaca, di cui l’83% dipende dall’allevamento, che è precursore della formazione di polveri sottili, estremamente dannose per la nostra salute.

Su vari media circolano quindi consigli per far fronte alla situazione, come evitare l’allenamento all’aperto, tenere chiuse le finestre, indossare le mascherine quando si esce e dotarsi di un purificatore d’aria. Ma provare a isolarsi dall’inquinamento non è una soluzione efficace, né può essere il rimedio di lungo periodoserve un cambio di sistema che prevenga queste situazioni e tra le forme più efficaci di prevenzione dell’inquinamento ci deve essere il cambiamento del sistema produttivo da zootecnico a vegetale.

La transizione alimentare è una delle misure che è necessario siano messe in atto da subito.

L’immagine di Copernicus/Cams dimostra che tutto l’asse Milano – Brescia – Parma – Bologna, una delle zone maggiormente zootecniche d’Italia e d’Europa, è colpito dal problema.

Una delle maggiori fonti di inquinamento è, come detto, l’attività zootecnica, che oltre a condannare oltre 630 milioni di animali di terra ogni anno solo in Italia a sofferenze perpetue e morte prematura, apporta un danno diretto alla salute delle persone. Sono infatti stime FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) ad affermare che circa un terzo del surriscaldamento globale dipende dal settore agroalimentare, e di questo il 70% dall’allevamento.

Nella ricerca “Il costo nascosto della carne in Italia” (Lav, Demetra 2021) emerge chiaramente la responsabilità dell’allevamento nella formazione di particolato, oltre che su altri fattori di inquinamento ambientale e rischio sanitario.

Con metodologia LCA (Life Cycle Assessment) è stato calcolato che il solo impatto sanitario della produzione e del consumo di carne in Italia fa sì che vengano persi complessivamente circa 350.000 anni di vita (corretti per disabilità). Questo risultato, ripartito sulla popolazione, equivale a dire che ogni anno l’aspettativa di vita (in salute) di un consumatore di carne si riduce di circa 2,3 giorni e il costo di questi anni di vita persi ricade su tutta la collettività, in termini di costi sanitari e mancata produttività.

LAV non a caso ha rivolto la propria campagna, Sfida Green, ai sindaci di varie città italiane, tra cui Milano, perché si modificassero i menu scolastici, così da offrire a bambini e bambine un pasto interamente vegetale a settimana.

L’obiettivo della campagna è ridurre il numero di animali rinchiusi negli allevamenti, diminuendo la richiesta di carne e prodotti di origine animale, e contrastare l’inquinamento prodotto dalla filiera zootecnica.

Governo, Regioni e Sindaci, con questi drammatici numeri e la salute a repentaglio per decine di milioni di persone, non è il caso di mettere mano ad allevamenti e alimentazione?

In particolare, chiediamo che il Sindaco di Milano Beppe Sala riprenda in mano la proposta di LAV e si mobiliti perché nelle scuole della città meneghina sia introdotta la giornata vegetale.