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Incidente Bleggio Superiore (TN): non si può condannare a morte un orso per lievi escoriazioni

Faremo tutto il possibile per difendere l’orso dal piombo dei fucili.


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Ultimo aggiornamento

lunedì 21 ottobre 2024

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Chiediamo perizia sulle ferite della persona

Non si può condannare a morte un orso per delle lievi escoriazioni, abbiamo inviato una lettera a Ministro della salute e dell’ambiente, chiediamo perizia sulle ferite della persona da parte del centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria 

Dopo la diffusione delle immagini relative alle ferite alla schiena dell’uomo coinvolto nell’incidente con un orso avvenuto nella serata del 19 ottobre, sono numerose le voci che esprimono scetticismo circa la reale causa di quelle escoriazioni. 

In effetti, a ben vedere, risulta difficile pensare che un orso, con la forza di cui è dotato, possa avere inferto quelle che appaiono come delle abrasioni dovute allo sfregamento contro un cespuglio di rovi, un gatto sarebbe in grado di procurare tagli molto più profondi. Inoltre, le unghie degli orsi sono molto più grosse e poco affilate, risulta quindi perlomeno curioso che i bordi delle ferite siano così netti. 

Siamo molto scettici circa la ricostruzione della Provincia che in fretta e furia ha dichiarato l’orso colpevole preannunciando la sua condanna a morte ma noi esigiamo maggiore chiarezza e trasparenza, per questo motivo abbiamo scritto ai Ministri della salute e dell’ambiente perché si disponga con la massima urgenza, una perizia sulle ferite riportate dall’uomo. Massimo Vitturi, responsabile LAV, Animali Selvatici

Ai due Ministri è stato chiesto di coinvolgere direttamente il Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria del Ministero della Salute istituito presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, richiedendogli di fornire una perizia e un parere pro veritate circa la natura delle citate ferite e la loro effettiva riconducibilità ad un orso. 

Cause e dinamica dell’incidente devono essere attentamente valutate per evitare che situazioni del genere si possano ripetere in futuro se veramente la Provincia di Trento vuole garantire la sicurezza dei cittadini, come continua ad affermare in ogni occasione,  non potrà che attendere l’esito dell’analisi delle ferite, altrimenti dimostrerà ancora una volta la sua furia orsicida contro la quale ci opporremmo con ogni strumento legale.

Ripercorri la storyline

domenica 20 ottobre 2024

Incidente tra un custode forestale e un orso nei boschi di Bleggio Superiore (Trento)

Da solo, sguardo a terra in cerca di funghi, su un terreno imbevuto da giorni di pioggia che attutisce il rumore dei passi, alle 17.00 di un giorno di fine ottobre - che in un bosco significa praticamente al buio. È probabilmente questo il contesto in cui si è realizzato il contatto tra un cercatore di funghi e un orso che si trovava nella zona del Bleggio Superiore (Trento).

Forse sarebbe stato sufficiente un campanello del valore di pochi euro appeso allo zaino per evitare l’incontro, ma evidentemente la persona coinvolta non ha preso in considerazione le misure di prevenzione da sempre utilizzate in ogni parte del mondo dove gli umani si trovano a condividere il territorio con gli orsi.

Alcuni giornali locali riportano che l’uomo avrebbe “applicato tutte le raccomandazioni suggerite dal protocollo dei grandi carnivori”, buttandosi a terra, coprendosi il volto e dando la schiena all’animale. “Infatti per questo si è salvato la vita”, continua la stampa trentina. Ma l’errore è stato a priori. È sconvolgente dover prendere atto che l’uomo è un custode forestale, ovvero una persona che dovrebbe essere dotata delle necessarie competenze e formazione per potersi muovere a proprio agio e in sicurezza non solo su terreni difficili, ma in particolare in ambiti territoriali frequentati da tanti animali selvatici, orsi compresi.

Quanto accaduto dimostra ancora una volta la totale inadeguatezza della PAT: se un uomo dipendente della pubblica amministrazione, incaricato di lavorare sul territorio, riesce a realizzare tutti i comportamenti considerati pericolosi in un’area frequentata da orsi, è evidente che non ha ricevuto la necessaria formazione. Un altro fallimento, dunque, della Giunta Fugatti sul fronte della prevenzione degli incidenti.

Grazie anche alle nostre continue sollecitazioni, finalmente quest’anno la Provincia ha avviato un programma di informazione indirizzato ai cittadini per favorire la convivenza con gli orsi. quanto accaduto ieri dimostra però che i primi a non sapere come comportarsi sul territorio sono proprio i dipendenti pubblici che lavorano in coordinamento con la forestale, come già avvenuto nel 2020 quando gli stessi forestali si fecero inseguire da JJ4 dopo averla intenzionalmente disturbata mentre stava mangiando. Massimo Vitturi, Responsabile LAV Area Animali Selvatici

Invece di fare pubblica ammenda per le gravi inefficienze dell’amministrazione provinciale che hanno portato al ferimento dell’uomo, l’assessore Failoni ha immediatamente sentenziato la condanna a morte dell’orso, scaricando così le responsabilità sull’animale, che ha semplicemente agito difendendosi da quello che è stato percepito come una minacciosa presenza nel suo territorio.

L’incidente di ieri conferma ancora una volta che la prima responsabile è proprio la Provincia di Trento, Fugatti la smetta di lanciarsi in puerili sproloqui contro la presenza degli orsi, voluti a suo tempo dalla stessa Provincia. Da parte nostra noi di LAV faremo tutto il possibile per difendere l’orso dal piombo dei forestali trentini! Massimo Vitturi, Responsabile LAV Area Animali Selvatici


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