Dopo lo scandalo del vasto traffico di farmaci veterinari illeciti, rivelato dall’inchiesta dei Nas di Cremona e della Procura di Brescia, e il sequestro dell’Italcarni di Ghedi da parte della Procura di Brescia, probabilmente il primo clamoroso caso relativo a un macello legale in Italia, la stampa torna a parlare di questa struttura, riportando le dichiarazioni dell’amministratore unico, Federico Osio che, sentito per oltre due ore dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani, avrebbe ammesso i maltrattamenti contestati, confermando la leggerezza nei controlli effettuati dalle autorità sanitarie (Fonte: Corriere della Sera Ed. Brescia del 24 ottobre 2015).
E’ quanto emerge con evidenza dai rilievi svolti dall’Istituto Zooprofilattico di Torino e di Portici sulla carne sequestrata all’interno del macello. “Di particolare rilevanza, in questa inchiesta – sottolinea Roberto Bennati, Vice Presidente LAV – la correlazione, per la prima volta contestata da una Procura, tra i maltrattamenti sugli animali ed il rischio sanitario per il consumatore”. Le lesioni cagionate agli animali, spesso trascinati con catene in ferro nel trasporto e nella movimentazione, infatti, erano all’origine di gravi infezioni, risultanti in una elevatissima carica batteriologica, fino a 50 volte superiore al consentito.
Gravi abusi sugli animali, risultanti anche dalle registrazioni delle telecamere installate della Procura e non smentite dall’amministratore unico del macello Italcarni, Federico Osio, che nel corso della sua deposizione avrebbe confermato i maltrattamenti ma precisando che non ci sarebbe stata consapevolezza dei rischi degli stessi per il consumatore finale.
Secondo la stampa, inoltre, Osio avrebbe ammesso la leggerezza nei controlli, al punto che, il bollo sanitario, quello che afferma la genuinità del prodotto, sarebbe stato apposto dal macello stesso.
Barbara Paladini