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Fileni e 5 amministratori pubblici indagati per maxi allevamento di polli


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Ultimo aggiornamento

venerdì 20 gennaio 2023

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Lettera aperta di LAV all'azienda

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Dopo il servizio di Report, le prime dichiarazioni degli enti certificatori. LAV ancora in attesa di risposte dall’azienda

Le immagini ricevute da LAV e andate in onda su Report, con un’inchiesta della giornalista Giulia Innocenzi, mostrano la realtà crudele della zootecnia. Per rispondere alla richiesta del mercato, i polli sono costretti a condurre una non vita, ammassati in capannoni che sono vere e proprie fabbriche di animali, dove spesso restano bloccati a terra sulle proprie feci perché non in grado di alzarsi, schiacciati dall’enorme petto che sviluppano e del peso che la loro muscolatura e le loro ossa di animali di pochi giorni di vita non riescono a sostenere.

Dopo il servizio di Report, ora visibile anche su YouTube, che ipotizza maltrattamenti e il mancato rispetto del disciplinare sugli allevamenti di polli Fileni, sono emersi i primi dubbi non solo tra i consumatori, che soprattutto sui social hanno chiesto chiarimenti, ma anche tra gli enti certificatori.

Lorenzo Pileri, Ad di Ccpb, l’ente di certificazione che si occupa di Fileni bio, intervistato da “Il Salvagente, ha rivendicato la serietà dei controlli Ccpb, ma, contestualmente, ha dichiarato “faremo più visite a sorpresa e saremo più attenti”.

Anche BLab, ente che certifica a livello internazionale l’eticità della produzione e del quale Fileni ha annunciato ad inizio 2022 di essere il primo produttore di carne al mondo ad avere ottenuto questa certificazione, ha sentito la necessità di chiarire la propria posizione rispetto all’azienda. BLab ha infatti dichiarato che, a seguito di una segnalazione formale ricevuta, tramite reclamo sulla Certificazione BCorp, mesi prima della messa in onda del 9 gennaio, è stata avviata una revisione ufficiale alla luce di quanto emerso su Fileni.

Dopo le posizioni di Ccpb e di Bcert, entrambi certificatori di Fileni, è giunto anche il comunicato di Assobio, associazione nazionale delle imprese di produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali, della quale Fileni è socia. Nel comunicato Assobio dichiara che Massimo Fileni, Vicepresidente dell’azienda, nonché Consigliere di Assobio, ha deciso “di autosospendersi momentaneamente dal suo ruolo di membro del Consiglio direttivo per consentire una serena ed adeguata analisi della situazione”.

Le reazioni a quanto andato in onda sembrano non fermarsi. A pochi giorni dalla decisione di Massimo Fileni di autosospendersi dal consiglio direttivo di Assobio, giunge anche la dichiarazione di Sara Tomassini, presidente di Terre marchigiane, che ha scritto al Distretto regionale bio per chiedere la sospensione di Fileni per evitare che “la situazione si ripercuota pesantemente su tutto il comparto biologico marchigiano e sull’immagine della regione”.

LAV, che da sempre si batte contro lo sfruttamento di tutti gli animali, ha scritto una lettera aperta all'azienda, a seguito dell’inchiesta di report andata in onda il 9 gennaio 2023, ponendo a Fileni diverse domande per le quali si attende una risposta.

Quello della carne, ed in particolare della carne di pollo, è un sistema di produzione crudele e sempre più insostenibile, dove, per un numero così elevato di animali, il bassissimo valore commerciale del singolo individuo non giustifica interventi quali cure e terapie, in un contesto dove gli animali non sono altro che unità produttive.

In attesa di risposte, rinnoviamo le seguenti domande all’azienda:

Che procedura di gestione mette in atto l’azienda per quei polli non idonei agli standard commerciali, ad esempio che non crescono e restano più piccoli degli altri?
Quali sono i dati sulla mortalità in azienda per le diverse tipologie di allevamento (convenzionale e biologico)?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda cosa pensa della selezione genetica dei polli broiler?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda pensa di convertirsi interamente al biologico nei prossimi anni, dismettendo in toto l’utilizzo di razze a rapido accrescimento e riducendo contestualmente il numero di animali allevati?
In quali casi e per quali motivi il pollo Rusticanello, simbolo della produzione biologica dell’azienda, non ha accesso all’aperto? Se del caso, quale percentuale del ciclo di allevamento rappresenta il periodo senza accesso all’aperto?
Quanti sono i polli allevati secondo il metodo biologico in percentuale rispetto al totale dei polli allevati dall’azienda?
Il disciplinare sull’etichettatura di Unaitalia, cui l’azienda aderisce, è di pubblica consultazione? Dove è possibile consultarlo? Tutti i prodotti dell’azienda seguono questo disciplinare?
Ci sono differenze nel numero di veterinari a disposizione tra allevamento convenzionale e biologico?

LEGGI LA LETTERA APERTA DI LAV ALL'AZIENDA

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