Chi vive vicino agli allevamenti continua, notte e giorno, a fare segnalazioni al 112 per sversamenti e cattivi odori.
A seguito dell’inchiesta andata in onda su Rai3 nel programma Report, lo scorso 9 gennaio, LAV aveva scritto a B-Lab che aveva dato il via ad una revisione ufficiale della posizione di Fileni, al fine di valutare la possibilità di revocare la certificazione B-Corp.
Oggi abbiamo nuovamente scritto all’ente certificatore per chiedere conto di questa verifica.
Le nostre richieste sono due: la revoca della certificazione B-Corp a Fileni Alimentare e l’inserimento delle aziende zootecniche nelle “controversial issues” di B-Lab, ovvero in quella categoria di attività che non possono ricevere la certificazione salvo precisi impegni vincolanti.
Chiediamo infatti che la certificazione sia concessa solo a quelle aziende zootecniche che vincolino l’attività a parametri di dismissione/riconversione dell’attività produttiva verso produzioni non animali, mostrando un vero impegno per la sostenibilità e la transizione ecologica. Proprio a seguito del programma TV e della nostra richiesta, è partito l’iter di verifica. La procedura di revisione interna avrebbe dovuto concludersi in 90 giorni, come dichiarato dalla stessa B-Lab e terminare, entro il terzo trimestre del 2023 (settembre). Tuttavia, al momento, l’ente certificatore non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito, né l’associazione ha ricevuto notizia dell’esito della procedura di revisione.
Questo ritardo di comunicazione è critico non solo per la gravità di quanto potenzialmente imputabile a Fileni a seguito della inchiesta Report, ma risulta ancora più grave se si considera la natura di B-lab, un ente certificatore che fa della trasparenza uno dei propri tratti distintivi.
B-Lab, è infatti un ente non-profit della Pennsylvania che si occupa di certificare un nuovo modello di business, premiando realtà che si dovrebbero – e il condizionale è d’obbligo – impegnare a raggiungere alti standard sociali e ambientali, oltre che di trasparenza e responsabilità.
Fileni risulta ancora una di quelle aziende certificate B-Corp, nonostante il servizio di Report che ha anche mostrato immagini ricevute e consegnate da LAV alla giornalista Giulia Innocenzi, abbia mostrato qualcosa di molto lontano dagli obiettivi di B-Lab. Il fatto che B-Lab non pubblichi l’esito della procedura della revisione lede anche tutte quelle aziende che ne fanno parte e si riconoscono in quelli che dovrebbero essere – e ancora il condizionale è d’obbligo – i valori fondanti, sociali e ambientali.
Va ricordato anche che diventare una B-Corp è un’importante strategia di marketing che rafforza l’immagine e la reputazione dell’azienda, ma se l’ente certificatore dovesse continuare a non dare riscontro sull’esito delle procedure, verrebbe meno anche l’automatica affidabilità che il consumatore dà alla certificazione in sé e ciò danneggerebbe senza dubbio tutte quelle aziende che ad oggi vantano questa certificazione.
Ribadiamo che nell’analisi svolta da LAV e trasmessa a B-Lab è possibile rilevare numerose criticità che riteniamo possano significativamente pregiudicare il mantenimento della certificazione B-Corp da parte di Fileni Alimentare, in virtù di una potenziale sussistenza di elementi in contrasto con quanto previsto dal disciplinare e su cui ci attendiamo al più presto riscontro.
In particolare, le criticità emerse, e su cui LAV chiedeva urgenti verifiche, rientrano nelle categorie ambientale, della comunità, dell’etica e della trasparenza.
Come ampiamente mostrato dalla letteratura scientifica, le produzioni animali in generale sono insostenibili dal punto di vista ambientale e climatico. Inoltre, l’allevamento di animali a fini alimentari, in particolar modo quello su scala industriale, pone minacce anche sulla sanità pubblica, a partire dall’antimicrobico-resistenza e dalla diffusione di zoonosi, come l’influenza aviaria.
Infine, un elemento fondamentale che dovrebbe imporre revoca e impossibilità per aziende zootecniche o di trasformazione di carne e prodotti animali di accedere a certificazioni di “sostenibilità”: la scienza ha ampiamente confermato che gli animali sono esseri senzienti, che quindi, confinati negli allevamenti, non possono vivere secondo le loro esigenze di specie e sono esposti a gravi sofferenze.
E il recentissimo caso della morte di 240 mila polli, sempre Fileni come si apprende da diversi articoli di stampa, proprio nell’allevamento di Cannuccia a Jesi, sottolinea le enormi criticità di un sistema alimentare simile.
In questa poca trasparenza del comparto zootecnico, perpetrata, nel caso di specie, da Fileni in comunicati e risposte affatto esaustive ed esplicative, chiediamo a B-Corp di essere trasparente e di rendere quindi noto l’esito della procedura di revisione.
Con l’occasione LAV rivolge nuovamente queste domande a Fileni, confidando ancora, prima o poi, in un chiaro riscontro.