Chi vive vicino agli allevamenti continua, notte e giorno, a fare segnalazioni al 112 per sversamenti e cattivi odori.
L’inchiesta di Report, appena andata in onda su Rai Tre, mette ancora una volta in luce le gravi problematiche del sistema zootecnico, che produce miliardi di animali ogni anno, con 533 milioni di polli macellati solo in Italia nel 2021 (fonte Banca Dati Nazionale).
Dall’inchiesta emergono degli interrogativi su cui chiediamo chiarimenti ad uno dei gruppi più grandi in Italia nel mercato della carne di pollo, conosciuto soprattutto per la produzione biologica.
Circa il 98% dei polli allevati in Italia per la loro carne è della razza broiler, appositamente selezionata e modificata geneticamente negli anni per sviluppare enormemente e in tempi record le parti del corpo più richieste dal mercato. Ed è così che, attraverso la selezione genetica, i broiler sviluppano in poche settimane di vita un enorme petto, tanto da essere inviati al macello giovanissimi, intorno alle 4 settimane di vita.
Nonostante la loro brevissima esistenza, i polli broiler soffrono di malattie cardiorespiratorie e muscoloscheletriche proprio a causa di un corpo deforme che si ingrossa più di quanto i loro muscoli e il loro cuore possono sostenere. La sofferenza di questi animali è tangibile. Le immagini che abbiamo visto su Report mostrano senza filtri ciò che accade all’interno dei capannoni negli allevamenti.
Ha dichiarato Roberto Bennati, Direttore Generale LAV, durante l'intervista a Report, riferendosi al settore zootecnico in generale:
La presenza quotidiana della malattia e cioè del far stare male gli animali e accettare che questa malattia sia economicamente tollerabile rispetto al sistema di produzione significa creare un allevamento malato. Dentro questi allevamenti è praticamente impossibile il controllo dato il numero elevato di animali e di allevamenti, ma l’illegalità si radica proprio in questo.
In Italia il consumo della carne di pollo è in crescita, contrariamente ai consumi di altre carni che sono stabili o in declino. E per rispondere alla richiesta del mercato, ma è chiaro e dimostrato anche dalle immagini dell’inchiesta di Giulia Innocenzi, che questa è una non vita.
Vivere ammassati in capannoni, spesso bloccati e costretti a terra sulle proprie feci perché non in grado di alzarsi, non può essere infatti considerata una vita. Ma tutto questo è noto ai consumatori? Assolutamente no, perché crediamo che nessuno acquisterebbe – per salute? per dignità degli animali? per etica? - un pollo che ha vissuto così miseramente.
Altro dato interessante che emerge dall’inchiesta di Report è: i controlli dei servizi pubblici veterinari, essenziali, sono sufficienti? Probabilmente no, soprattutto considerato che – come spesso accade – vengono concordati con le aziende senza verifiche dettagliate sulla salute di tutti gli animali coinvolti.
Ciò su cui dobbiamo riflettere, visto che abbiamo oltre mezzo miliardo di polli macellati in Italia, è come possiamo fare affinché queste violenze, in un Paese come il nostro che ha riconosciuto gli animali nella Costituzione, si fermino, e non si guardi solo al centesimo di profitto come fa oggi il sistema industriale dei polli.
Una soluzione, noi di LAV l’abbiamo trovata: ciascuno di noi può contribuire a mettere fine definitivamente alla sofferenza dei polli, scegliendo fin da subito di lasciare la carne di questi animali appena nati fuori dal proprio piatto, al di là di una narrazione pubblicitaria che garantisce prodotti “naturali” e “buoni”, salvo poi scoprire che di naturale, per gli animali che muoiono a 4 settimane con malformazioni fisiche, c’è ben poco.
Pubblichiamo quindi una lettera aperta all'azienda per avere informazioni sulle modalità di tutela degli animali nei loro allevamenti, con domande dirette tra le quali:
Che procedura di gestione mette in atto l’azienda per quei polli non idonei agli standard commerciali, ad esempio che non crescono e restano più piccoli degli altri?
Quali sono i dati sulla mortalità in azienda per le diverse tipologie di allevamento (convenzionale e biologico)?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda cosa pensa della selezione genetica dei polli broiler?
Viste le problematiche per la salute degli animali legate all’impiego di razze a rapido accrescimento, l’azienda pensa di convertirsi interamente al biologico nei prossimi anni, dismettendo in toto l’utilizzo di razze a rapido accrescimento e riducendo contestualmente il numero di animali allevati?
In quali casi e per quali motivi il pollo Rusticanello, simbolo della produzione biologica dell’azienda, non ha accesso all’aperto? Se del caso, quale percentuale del ciclo di allevamento rappresenta il periodo senza accesso all’aperto?
Quanti sono i polli allevati secondo il metodo biologico in percentuale rispetto al totale dei polli allevati dall’azienda?
Il disciplinare sull’etichettatura di Unaitalia, cui l’azienda aderisce, è di pubblica consultazione? Dove è possibile consultarlo? Tutti i prodotti dell’azienda seguono questo disciplinare?
Ci sono differenze nel numero di veterinari a disposizione tra allevamento convenzionale e biologico?
Le immagini trasmesse nel servizio, alcune delle quali ricevute da LAV, mostrano la condizione di sofferenza dei polli rinchiusi in alcuni allevamenti biologici italiani.
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