Acquistare un alimento senza conoscere il suo impatto ambientale oggi è normale, e per molti è normale ignorare che la “produzione” di carne brasiliana utilizza 200 volte più terra e provoca 80 volte più emissioni della produzione del tofu europeo.
Ma non può essere sempre così. Se vogliamo salvarci.
UK Health Alliance on Climate Change Alleanza (UKHACC) che riunisce i più influenti esponenti britannici in ambito sanitario, le grandi scuole di medicina e gli ordini dei medici di varie specialità, ha diffuso lo scorso novembre un importante rapporto.
Il messaggio complessivo della pubblicazione è che senza una drastica riduzione della produzione e del consumo di carne e latticini, ci sono poche possibilità di evitare livelli pericolosi di cambiamento climatico, ed è perciò necessaria un'azione istituzionale volta a diminuire il consumo di cibi ad elevato impatto ambientale.
L’Alliance chiede che le campagne di informazione pubblica includano messaggi di sensibilizzazione sul clima, che le etichette sugli alimenti ne rivelino l’impatto ambientale e che i 2 miliardi di sterline spesi ogni anno per la ristorazione collettiva nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e nelle carceri, siano utilizzati in azioni che soddisfino gli standard ambientali minimi.
Oltre a confermare che un’alimentazione più sostenibile è migliore dal punto di vista della salute, l’Alliance chiede anche che il governo britannico manifesti l'intenzione di imporre una carbon tax per i produttori in relazione all’impatto climatico dei loro articoli, se l’industria del settore non agirà volontariamente nell’individuazione e nella dichiarazione dell’impronta ecologica di ogni prodotto entro il 2025.
Il cambiamento è necessario, in Gran Bretagna, in Italia e in tutto il Mondo, considerato che organismi internazionali, come FAO, IPCC e IPBES, non cessano di sottolineare l’urgenza della sostituzione del consumo di carne e dell’orientamento verso gli alimenti vegetali.
Con la campagna Cambiamenu, attiva dal 2009, LAV continua a denunciare con forza l’insostenibilità e la crudeltà dell’industria zootecnica, ed è fermamente convinta ed impegnata a fare pressione sulle Istituzioni nazionali per determinare decisi cambiamenti sistemici di lungo periodo, che conducano a un modello alimentare basato sulle proteine vegetali, contribuendo alla salvezza di centinaia di milioni di animali e del Pianeta.
Per un Futuro #NONCOMEPRIMA
Paola Segurini, Area Veg LAV e Roberto Bennati, Direttore Generale LAV