L’ultimo film di Saverio Costanzo, Hungry Hearts, in uscita oggi 15 gennaio nelle sale italiane, rappresenta la degenerazione del rapporto di una coppia di genitori; degenerazione che, iniziata con una gravidanza e con la successiva nascita del figlio, farà implodere il legame tra i due durante i primi mesi di vita del piccolo.
Purtroppo, il film affronta il tema dell'alimentazione vegana in modo poco chiaro, in quanto, associandola alla follia di Mina, la protagonista femminile interpretata da Alba Rohrwacher, finisce per creare un nesso tra questo stile alimentare e la patologia mentale. Il messaggio, peraltro, viene rafforzato dai suggerimenti "autorevoli" di un medico il quale, di fronte ai problemi di malnutrizione del piccolo, indica nel consumo di carne l'unico rimedio per non danneggiarne la salute.
L'approccio alla tematica vegana seguito dal regista crea confusione: la scelta vegana infatti, oltre ad avere un grande valore etico, è un'alimentazione equilibrata e completa, come confermano del resto molti medici nutrizionisti e numerosi studi scientifici, spesso taciuti.
«La scelta vegana – commentano LAV e ENPA - fa bene alla nostra salute e al mondo in cui noi tutti viviamo. La produzione e il consumo di carne infatti impattano negativamente sulle risorse del pianeta e sono ormai insostenibili dal punto di vista ambientale perché contribuiscono al consumo di acqua, terra, all'erosione dei suoli e all'inquinamento atmosferico».
D'altro canto se gli uomini smettessero di mangiare carne non si ammalerebbero, anzi riscoprirebbero alimenti quasi perduti, eliminati dalla massificazione degli stili di consumo alimentare, e ne scoprirebbero di nuovi, ricchi di nutrimento. In conclusione, servirsi superficialmente di un argomento complesso, qual è il veganesimo, per affrontarne un altro, il problema della follia, come fa il regista di Hungry Hearts, crea confusione e disinformazione su una tematica purtroppo già piena di pregiudizi.
«Auspichiamo che sempre più film possano affrontare questi temi in modo chiaro e senza fraintendimenti, diventando così strumento di crescita e di progresso, con la speranza – concludono LAV e ENPA - che gli spettatori possano valutare la pellicola senza confondere la scelta vegana, sana e salutare, con una vera e propria ossessione alimentare».