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Giornata mondiale degli animali negli allevamenti: la transizione alimentare non è solo possibile, ma necessaria

Il 2 ottobre si celebra la giornata mondiale degli animali negli allevamenti. Una giornata che deve far riflettere e deve porre l'attenzione sul terribile mondo della produzione della carne.

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Ultimo aggiornamento

venerdì 30 settembre 2022

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La transizione alimentare non è solo possibile, ma necessaria

Nella giornata mondiale degli animali negli allevamenti, ricordiamo, una volta di più, la sofferenza dei miliardi di animali sfruttati per produrre cibo e le gravi implicazioni di questo sfruttamento.

Negli allevamenti, gli animali sono oggettivati, considerati come mere unità produttive da sfruttare fino all’ultimo nella filiera alimentare. Detenuti a vita in strutture sovraffollate, nelle quali non possono soddisfare le loro necessità etologiche, gli animali allevati sono stressati e malati nel corpo e nell’anima.

Polli da carne che collassano su loro stessi perché fatti crescere più velocemente rispetto ai tempi del loro apparato scheletrico; scrofe costrette in gabbia che, nell’impossibilità di muoversi, non possono costruire il nido per i loro piccoli; mucche da latte inseminate costantemente e vitelli strappati alle loro madri non appena vengono alla luce; conigli in stabulazione permanente in spazi così ridotti che non riescono a muoversi; galline ovaiole che, come documentano anche le recenti immagini raccolte da LAV, sono costrette a condividere gabbie anguste e sovraffollate con le compagne morte.

Un inferno per gli animali, esseri senzienti, riconosciuti come tali anche dall’art. 13 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea e la cui tutela è entrata quest’anno nella nostra Costituzione.

Sono oltre 600 milioni gli animali di terra allevati solo in Italia ogni anno, di cui pochissimi fortunati riescono a salvarsi e uscire dalla filiera alimentare perché affidati ad associazioni e rifugi, dopo aver vissuto situazioni di grave sofferenza e spesso maltrattamento. A dir poco indicativo è il fatto che, molto spesso, anche una volta usciti dalla catena della produzione e nonostante le cure attente di chi se ne prende cura, gli animali continuino ad ammalarsi. Usciti dall’inferno, gli animali continuano a bruciare perché intossicati da un sistema produttivo in cui le condizioni igienico-sanitarie e di stress in cui versano rappresentano una grande minaccia.

Avere consapevolezza di ciò significa comprendere che è l’intero sistema di allevamento ad essere malato e insostenibile non solo per gli animali, ma anche per la salubrità ambientale e la salute della collettività.

Ed è proprio nella Giornata internazionale degli animali negli allevamenti che è fondamentale riconoscere il ruolo delle istituzioni di governo nel direzionare e incentivare il cambiamento. Eppure, la Politica Agricola Comune post 2022, principale strumento di politica agricola dell’Unione europea, applicata in tutti i Paesi membri, mostra, ancora una volta, un’occasione mancata.

La nuova versione del Piano Strategico Nazionale, il documento programmatico italiano, cambia di poco rispetto a quella pubblicata ormai quasi un anno fa, e su cui LAV, insieme alle altre organizzazioni per la tutela degli animali e dell’ambiente, è stata chiamata ad intervenire e ha dato il suo contributo. Questo Piano strategico delinea una PAC non all’altezza dell’importante compito di trainare il settore verso la transizione agroalimentare, elemento necessario alla più ampia transizione ecologica. Nel documento di indirizzo, infatti, non figura il ridimensionamento del settore zootecnico, che continua a ricevere fondi secondo logiche non funzionali ad un cambio di rotta, rimanendo a vantaggio delle grandi aziende, che possiamo definire fabbriche di animali.

Descritti come importanti passi avanti per la sostenibilità ambientale e climatica, gli ingenti sussidi non incentivano una riduzione del numero di animali allevati, condizione necessaria per garantire agli animali condizioni di vita migliori, né la riconversione a produzioni vegetali, di cui ci siamo fatti più volte portavoce presso il Ministero delle Politiche Agricole, riprendendo l’esempio dei Paesi Bassi, il cui governo ha previsto la riduzione del 30% del numero di animali allevati entro il 2035.

E, come se non bastasse, proprio il Ministro Patuanelli è intervenuto al Consiglio Agricoltura e Pesca di Bruxelles contro l'inserimento dei grandi allevamenti nella Direttiva Emissioni in via di elaborazione.

Una grave miopia rispetto all’evidenza che ci consegna la letteratura scientifica: l’impatto del settore zootecnico è reale e devastante e i finanziamenti a pioggia previsti anche nella nuova PAC sono l’ennesima occasione mancata per rendere il settore agricolo forza trainante di una vera transizione.


FOTO TESTATA E 2° E 3° FOTO NEL TESTO DI AP