Il 24 aprile si celebra la giornata in memoria degli animali da laboratorio.
Sono oltre 611'000 in Italia e più di 115 milioni nel mondo gli animali utilizzati a fine di sperimentazione che trovano la morte ogni anno, numeri che fanno inorridire e che rispecchiano una scienza obsoleta, incapace di cambiare e di guardare al futuro; un muro di gomma culturale che continua a difendere un modello insostenibile, sia eticamente che scientificamente.
La legge parla chiaro e i dati anche: i metodi senza animali sono totalmente prioritari perché efficaci, affidabili, rapidi e attendibili. Non sono un’opzione, ma un obbligo di legge che chi lavora con gli animali deve rispettare. Persino l’EMA-European Medicines Agency ha ribadito come lo scopo finale sia la totale esclusione delle cavie dalla ricerca.
Siamo stanchi di sentire descrivere i laboratori come posti in cui gli animali stanno bene, e le sperimentazioni come pratiche poco invasive dove l’animale non soffre. La realtà è nascosta agli occhi di tutti perché le telecamere non entrano mai nei laboratori a far vedere ai cittadini, che con le loro tasse finanziano anche la vivisezione, cosa succede agli animali usati a fini sperimentali. Nascondono agli occhi dell’opinione pubblica la pila di gabbie dove esseri senzienti sono praticamente incapaci di muoversi, vivono nella paura, nella privazione e nel dolore dei test, subendo intossicazioni, bruciature, fratture e deprivazioni di base, come per cibo, acqua e sonno, fino a impazzire.
Oggi rivolgiamo un pensiero alle vittime silenziose che ogni giorno muoiono nelle gabbie o sui freddi tavoli dei laboratori, soli senza conoscere il calore del sole e derisi da chi continua a dire pubblicamente di rispettarli. Noi non ci fermeremo fino a quando ogni gabbia sarà vuota.
Michela Kuan
Responsabile LAV area Ricerca senza Animali