Sistemi alimentari globali più inclusivi, resilienti e sostenibili si ottengono solo cambiando radicalmente.
La Giornata Mondiale dell'Alimentazione è stata istituita dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) nel 1979 e il tema di quest'anno verte sulla trasformazione dei sistemi alimentari globali in modo da renderli più inclusivi, resilienti e sostenibili.
Al momento infatti i sistemi alimentari, quello nazionale in primis, non sono né sostenibili, né tantomeno inclusivi, soprattutto nei confronti degli oltre 630 milioni di animali che ogni anno sono allevati e uccisi dall'industria zootecnica solo in Italia e 80 miliardi all'anno in tutto il mondo.
Un sistema fallato e asservito unicamente agli interessi economici di pochi, nei decenni cresciuto a dismisura promuovendo ed incentivando un super-consumo di carne e prodotti di origine animale, ma che fa i conti con la perenne necessità di fondi pubblici per sopravvivere sotto alle sue stesse distorsioni.
Il recente report sulla natimortalità delle aziende di Unioncamere mostra infatti come nel terzo trimestre del 2024 l'unico settore ad aver subito una flessione è proprio quello dell'agricoltura, perdendo nel trimestre 280 unità, riconfermando che il sistema, per come è ora, non funziona sotto nessun punto di vista, nemmeno quello economico, come invece Governo e Ministero dell'Agricoltura millantano.
Oggi è quantomai urgente cambiare il sistema, perché gli animali, soggetti perennemente dimenticati ed assenti dai ragionamenti strategici di merito, possano finalmente vedere i propri diritti riconosciuti, perché le persone possano avere accesso in modo davvero equo e sostenibile a cibo nutriente e per combattere il cambiamento climatico e le problematiche sanitarie esacerbate proprio dall'attuale sistema agri-food (l'OMS dichiara che l'antibiotico resistenza sarà la prima causa di morte nel 2050 ad esempio, e l'influenza aviaria rappresenta un rischio gravissimo per la salute pubblica).
I segnali di un cambiamento sono
però sempre più evidenti e un numero crescente di persone decide di eliminare o
almeno ridurre i prodotti di origine animale dalla propria alimentazione.
Secondo il rapporto Eurispes 2024, chi in Italia segue un'alimentazione vegetariana (7,2%) o vegana (2,3%) è quasi il 10% della popolazione, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto allo scorso anno, per un totale di oltre 5,6 milioni di persone.
Ma anche quelle persone che a oggi sono ancora onnivore o flexitariane, si stanno ad ogni modo indirizzando verso una modifica dei propri comportamenti alimentari: il 60% dei consumatori italiani intende infatti ridurre il proprio consumo di carne nei prossimi due anni. (YouGov 2024).
Un segnale che si riflette anche nei dati di mercato: il mercato italiano degli alimenti a base vegetale è in crescita perenne nonostante l'aumento dei prezzi. Tra il 2021 e il 2023, il valore totale delle vendite di sette categorie di alimenti a base vegetale è aumentato del 16,1%, raggiungendo i 641 milioni di euro nel 2023. I dati parziali relativi al periodo gennaio-aprile 2024 indicano che il valore totale delle vendite, le vendite unitarie e i volumi di vendita delle sette categorie di prodotti a base vegetale hanno continuato ad aumentare rispetto allo stesso periodo nel 2023 (The Good Food Institute).
La transizione del sistema alimentare verso produzioni vegetali è già in atto e non potrà che accelerare e incrementare nei prossimi anni. I leader politici, dunque, piuttosto che osteggiare questa transizione, dovrebbero abbracciarla e sostenerla, ascoltando le volontà dei cittadini - che ogni giorno votano con il proprio carrello della spesa - e mettendo a terra azioni concrete per il riconoscimento dei diritti animali. A questo proposito noi di LAV continuiamo a chiedere alla Commissione europea di mantenere le promesse, di proporre le bozze di nuovi regolamenti che dovranno tutelare gli animali, ricordando che è solo il primo passo verso un mondo senza sfruttamento, e di dedicare parte del budget attualmente destinato alla zootecnia alle produzioni vegetali e alla riconversione delle aziende agricole.
Se il versante istituzionale delude, quello privato dà invece buoni segnali di volersi spingere nella giusta direzione: il 31 dicembre 2024 Tonazzo Group terminerà, dopo 136 anni, le proprie attività nel mondo della carne. Il Gruppo Tonazzo ha infatti preso coscienza che non c'è futuro nello sfruttamento. Albino Tonazzo, Amministratore unico di Kioene, brand dei burger vegetali lanciati proprio da loro negli anni '90, ha dichiarato che “si tratta di una decisione con cui vogliamo dare il nostro contributo per la salvaguardia del pianeta e un'alimentazione sempre più consapevole”.
Forse la transizione del sistema alimentare sta influenzando, lo si spera, anche l'ambito culturale, perché quest'anno il premio Nobel per la Letteratura è stato assegnato alla scrittrice sudcoreana Han Kang, tra i cui lavori più conosciuti si ritrova The Vegetarian (La vegetariana). Il libro narra della volontà della protagonista di allontanarsi dalla violenza dell'uomo, che lo fa in primis smettendo di mangiare carne e poi diventando vegana, attraverso una narrazione schietta.
Le vite degli animali che ho divorato sono tutte piantate lì. Il sangue e la carne, tutti quei corpi macellati sono sparpagliati in ogni angolo del mio organismo anche se i resti fisici sono stati espulsi, quelle vite sono ancora cocciutamente abbarbicate alle mie viscere.
Mettendo in luce una delle cose che più spesso si decide di ignorare – che gli animali negli allevamenti sono individui senzienti – e tracciando una connessione lucida tra lotta per i diritti delle minoranze umane e quelle non umane, Han Kang anticipa di almeno dieci anni i movimenti femministi intersezionali che, oggi, portano avanti la medesima lotta antispecista.