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Giornata internazionale per l'abolizione delle gabbie

In Europa sono ancora 300 milioni gli animali rinchiusi in gabbia ogni anno. Una condizione terribile che li priva di ogni diritto elementare e che determina stress e malattie psicofisiche.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 13 ottobre 2022

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Una giornata per ricordare una vittoria storica e rinnovare l’impegno di abolizione definitiva delle gabbie negli allevamenti.

Oggi si celebra in tutto il mondo la giornata per l’abolizione delle gabbie, vere e proprie prigioni per gli animali. In Europa sono ancora 300 milioni gli animali rinchiusi in gabbia ogni anno, privati di ogni diritto elementare e della possibilità di vivere secondo le proprie necessità etologiche.
Galline, scrofe, conigli, oche, quaglie, tra gli altri, costretti ad un’intera – breve – esistenza in gabbie strette, sovraffollate, nell’impossibilità di muoversi.

Una condizione terribile che determina stress e malattie psicofisiche che incidono molto sulla salute degli animali, ma anche problemi di deambulazione, per l’atrofia di arti inutilizzati e ferite da trauma a causa delle gabbie o perché gli animali, nel disperato tentativo di evadere, si feriscono.

La sofferenza degli animali rinchiusi in gabbia è ormai confermata anche dalla letteratura scientifica, oltre che dall’evidenza dal campo: le condizioni mostrate dall’inchiesta sulle galline ovaiole non lasciano dubbi.

La stessa sofferenza riguarda, per esempio, le scrofe, costrette in quelle che vengono chiamate “gabbie di gestazione”: impossibilitate a muoversi, non possono costruire il nido per la prole e hanno difficoltà ad allattare ed accudire i loro piccoli. Cuccioli che spesso muoiono di stenti o schiacciati dalla stessa madre in uno spazio così ridotto. Costrette a trascorrere circa metà della loro vita in gabbie così piccole da impedire qualsiasi tipo di movimento, tranne mettersi in piedi e sdraiarsi, le scrofe giacciono sulle proprie deiezioni e urina. Per questo motivo sono animali stressati che tentano di sfogare la propria frustrazione con comportamenti anomali, come mordere le sbarre e masticare a vuoto.

Condizioni simili rappresentano la quotidianità per moltissimi animali detenuti negli allevamenti, dove sono considerati come mere unità produttive da sfruttare fino all’ultimo nella filiera alimentare. Questo è, però, un problema sempre più avvertito dai cittadini europei. E lo dimostra il successo ottenuto dall’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age” partita a novembre 2018 per mettere fine all’era delle gabbie.

Il World cage free day nasce per ricordare gli animali che versano in terribili situazioni di detenzione in gabbia, ma anche per celebrare un grande passo avanti fatto dal movimento per la tutela degli animali allevati. La sensibilità di 1.4 milioni di cittadini di 18 Stati membri Ue ha permesso a “end the cage age” di essere la prima iniziativa europea sul tema della detenzione degli animali a raggiungere un risultato storico: il 30 giugno 2021, la Commissione europea ha, infatti, dichiarato che entro il 2027 saranno abolite tutte le gabbie e si è impegnata a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per avviare la transizione.

Etca è stata l’iniziativa più sostenuta in assoluto anche in termini di associazioni presenti in coalizione e LAV è orgogliosa di esserci stata da subito. Se l’eliminazione dell’uso delle gabbie negli allevamenti fino a qualche anno fa sembrava una battaglia impossibile, ora le cose sono cambiate.

Però adesso è necessario agire a livello nazionale. Per questo motivo LAV, insieme alla coalizione ETCA, continuerà a battersi affinché venga rivista l’obsoleta normativa sugli animali cosiddetti da reddito e venga previsto, una volta per tutte, il divieto dell’allevamento in gabbia.

Oggi rinnoviamo l’appello al nuovo Governo affinché prenda posizione contro l’uso delle gabbie negli allevamenti, tenendo conto della volontà dei cittadini che hanno preso parte a questa storica battaglia, e sostenga l’impegno della Commissione Ue in tutte le sedi europee in cui sarà chiamato a rappresentare l’Italia.


FOTO TESTATA DI AP