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Caso Genta: oggi in aula l'agonia di Cocò, morta tra atroci sofferenze

Saremo presenti a ogni udienza per ricordare le vittime dell'ex-veterinario.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 03 ottobre 2024

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Una condotta feroce e inaccettabile

Nell'ambito della nuova udienza del procedimento penale per esercizio abusivo della professione medico veterinaria, maltrattamento e uccisione di animale che vede imputato l'ex veterinario Giuseppe Genta, già condannato nel 2017 per maltrattamento e uccisione di animali e violenza sessuale nel 2017e radiato nel 2015, hanno testimoniato le due compagne umane del cane Cocò, cagnolina morta a soli 15 mesi dopo atroci sofferenza a causa di Genta, e Jennifer Ravetta, la referente LAV Oltrepò Pavese, che ha raccolto prove e testimonianze fondamentali per indagare nuovamente Genta per esercizio abusivo della professione medico veterinaria, maltrattamento e uccisione di animale.

La famiglia di Cocò è stata infatti la prima a testimoniare contro l'ex veterinario che a febbraio 2021, nel periodo in cui ha esercitato abusivamente, ha sottoposto la cagnolina ad un "intervento chirurgico" di ovarioisterectomia eseguito a domicilio, precisamente sul tavolo della cucina del vicino di casa della famiglia.

Lo stato di salute del cane è peggiorato drasticamente dopo l'intervento tanto che è stata portata scheletrica presso la clinica veterinaria convenzionata con LAV Oltrepò Paveseche ha sostenuto i costi delle cure veterinarie - per tentare in extremis di salvarle la vita.

A causa dell'intervento eseguito da Genta in maniera errata e per le condizioni igienico-sanitarie in cui lo stesso è stato svolto, si era verificata una gravissima compromissione di tutti gli organi interni, setticemia, tessuto necrotico esteso e rene collassato, dovuto alla legatura dell'uretere al funicolo dell'ovaio, che ha provocato una gravissima infezione interna.

Nonostante le terapie e un ulteriore intervento chirurgico, Cocò è morta il 5 luglio 2021.

Come ha raccontato la famiglia di Cocò, Genta era stato chiamato molte volte nei mesi successivi all'intervento perché il cane si toglieva i punti (aveva detto di non metterle il collare elisabettiano) che lui le rimetteva in mezzo alla strada, tenendo il cane fermo con la forza e senza sedarlo, e per segnalargli che perdeva pus. Genta ha sempre minimizzato, senza prescrivere alcun farmaco antibiotico né antidolorifico. Nei 4 mesi in cui il cane ha agonizzato letteralmente consumandosi mangiato viva da un'infezione interna, si sarebbe potuti intervenire con cure veterinarie adeguate, salvandolo, ma Genta ha continuato a minimizzare le sue condizioni facendo perdere tempo prezioso.

La condotta di Genta è, se possibile, ancora più feroce e inaccettabile perché ha continuato ad esercitare la professione nonostante la radiazione, approfittandosi di coloro che, come le umane di Cocò, non godono di un'elevata disponibilità economica.

Il risultato è stato aver causato sofferenze inimmaginabili ad animali sani che hanno subìto vere e proprie torture dopo essere passati per le mani e i bisturi di Genta.

Casi come questo evidenziano l'importanza di una revisione della normativa fiscale sulle prestazioni veterinarie che hanno spesso costi proibitivi e inducono chi vive in condizione di disagio economico a cadere nelle mani di truffatori, scendendo a compromessi che risultano fatali per gli animali.

Si ringrazia l'Avv. Citterio per il lavoro svolto.