Stamattina sono stati resi noti i particolari dell’operazione antimafia “Minecraft” che ha decapitato i nuovi assetti del clan mafioso “Cappello-Bonaccorsi” della provincia di Catania.
A margine della conferenza è stato diffuso dalla polizia un video nel quale si vede uno degli esponenti del clan, armato di fucile, che dice di non voler “bordello” sotto casa e mostra un gatto morto. Queste le sue parole «Quando di giorno ti svegli con la “mala” (di cattivo umore, ndr) i gatti cominciano a cascare: questo è un segno, davanti la mia porta “bordello” non ne voglio».
L’operazione “Minecraft” risale al 26 gennaio scorso, quando gli agenti della squadra mobile, del Servizio centrale operativo e dei reparti speciali della polizia, coordinati dalla Dda di Catania, hanno decapitato i nuovi assetti del clan. Durante il blitz sono state eseguite perquisizioni che hanno consentito il sequestro di un arsenale, di sostanze stupefacenti e danaro in contante ed è stato scoperto il video.
Nulla di nuovo. La mentalità mafiosa è intrisa di violenza e arroganza, e a farne le spese non è raro che siano anche appartenenti ad altre specie, come nei casi di addestramento, accertati in sede giudiziaria, usando violenza contro animali, uccidendo un cavallo o un cane: chi non è in grado di uccidere un animale, nella “pattum-cultura” mafiosa non è in grado di ammazzare una persona. Arrivano nuove armi da collaudare? E cosa c’è di meglio di un gruppo di cani randagi per provare il loro potenziale di fuoco? Così stabilirono alcuni anni fa, nella loro misera e mortifera mente, alcuni mafiosi, ignari di essere intercettati dai carabinieri, i quali, loro malgrado, assistettero in diretta audio al massacro dei randagi.
Questi fatti dimostrano ancora una volta come sia importante che Governo e Parlamento approvino al più presto l’inasprimento delle pene nella riforma della legge 189 - all'esame della Commissione Giustizia del Senato - oggetto della nostra campagna #CHIMALTRATTAPAGA!
Un gatto miagola e così, un figuro - faccia oscurata, ma con quel tanto che basta per confermare l’idea di Peppino Impastato che la lotta alla mafia si traduce in lotta per la bellezza; testimonianza di quel “puzzo morale” annullato dalla “bellezza del fresco profumo della libertà” di Borsellino -, armato di fucile, avverte che non vuole essere disturbato, altrimenti sono guai: le vittime i gatti, il messaggio per tutti.
E già, quando si sveglia di malumore, non vuole fastidi… Ora la “mala”, il cattivo umore, gliela faremo venire noi con le nostre azioni legali. Non con proiettili vigliacchi, ma viso a viso, in un’aula di Tribunale.
Ciro Troiano,
criminologo, responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV