Senza via di fuga, senza scampo dalle fiamme che le circondavano, distruggendo uno dei capannoni in cui erano rinchiuse.
Così sono morte, bruciate vive, 37 mila galline ovaiole, allevate in provincia di Cremona. Un “danno” calcolato in termini di euro persi, mai in termini di vite perdute.
37 mila vittime che si aggiungono alle decine, quando non centinaia, di migliaia di animali deceduti in eventi simili, più frequenti di quanto si pensi, ma anche di incidenti stradali, crolli, alluvioni.
Vittime della considerazione di questi animali alla stregua di “macchinari da produzione”, che non prevedono sistemi di sicurezza, che possano garantire la loro salvezza in casi di emergenza.
Un costo di gestione, alcune volte già preso in considerazione e contro il quale, magari, assicurarsi per recuperare economicamente in caso di incidente.
Una “normalità del male” che abbiamo deciso di testimoniare con le immagini che vedete, per fissare nei nostri occhi, e nella nostra memoria, quanto questa “normalità” faccia parte del sistema di allevamento, in special modo quello in modalità intensiva, che punta a massimizzare la produzione a discapito delle condizioni, e della vita stessa, degli animali.